Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/73

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vivere à pur’assai sofisti, à indovinatori, à maestri di medicina, à filosofi, et maestri di musica, à huomini che sanno d’i secreti, à quelli che non hanno da fare, et che niente fanno, per ch’elli laudano queste.
Str.
Queste cose adunque facevano il movimento separato de le humide nebule, et che in splendor si volgono, et i capelli di Tifone da le cento teste, et le spiranti procelle: poi venti humidi, corvi, voltori, che ne l’aer notano, et piogie daque de le nebule rugiadose, poi in loro luogo inghiottivano pezzi di cestri grandi, buoni, et le carni d’augelli tordi.
Soc.
Per queste niente dimeno non giustamente.
Str.
Mò dimi, che hanno lor patito, poi che nebule sono veramente, et s’assomigliano à mortali donne! perche quella gia non sono cosi fatte.
Soc.
Hor su, mò di che sorte sono?
Str.
Non lo sò chiaro. assomigliano adunque à lana che vola, et non gia à donne per niente, non per Giove, perche queste hanno il naso.
Soc.
Rispondimi di tutto quello che ti domandarò.
Str.
Dì tosto ciò che vuoi.
Soc.
Hai tu mai in suso guardandoti, veduto una nebula, à un centauro simile? ò à un pardo, ò à un lupo, ò à un toro?
Str.
Io sì, per Giove, che cosa è questa poi?
Soc.
Ogni cosa diventano ciò che vogliono. et poi se