Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/90

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Str.
Niente altro che un testicolo da la destra.
Soc.
Tù discoperto subito qualche cosa haverai ne l’animo?
Str.
Di che cosa? tù dimi mò questo ò Socrate.
Soc.
Tù dì ciò che voi prima attrovare.
Str.
Udito hai più di mille volte quello ch’io voglio, che de le usure à niuno render deba.
Socr.
Horsu copriti, et fermando una sottile cogitatione, à poco à poco considerà i travagli, dirittamente dividendo, et considerando.
Str.
Oime sgratiato.
Soc.
Taci, et se tu dubiti qualche cosa de le cogitationi, lasciale, et vatene, et poi la mente di nuovo muovi un’altra volta, et il medesimo poi considera.
Str.
O Socrate carissimo.
Soc.
Che cosa ò vecchio?
Str.
Hò la privativa sententia de l’usura.
Soc.
Mostrala.
Str.
Horsu dimi.
Soc.
Che?
Str.
Se io comprata una donna venefica di Tessaglia, tirassi giu di notte la Luna, et poi la’nchiudesse in un vaso rotondo, come un specchio, et poi me la servassi.
Soc.
Che ti gioverebe poi questo?
Str.
Perche se non nascesse piu la Luna in nissun luogo, non renderei già le usure.