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CAPITOLO SETTIMO.
Pandemonio.
Tredici persone — sette giovani e sei ragazze — stanno sedute a tavola in una sala superiore dell’albergo del Rebecchino, facendo ciò che in questa valle di lagrime si usa far dai mortali seduti a cena.
Le mie sentimentali lettrici mi faranno forse un rimprovero d’essere uscito da un pranzo per entrar in una cena.
Io non ripeterò per iscusarmi il triviale proverbio: che a tavola non s’invecchia. Farò loro osservare soltanto che, come nel pranzo non parlai nè di piatti nè di portate, così della cena non narrerò che il dialogo.
Si era già a quel punto in cui nessuno più ascolta e tutti parlano in una volta, incrocicchiando in mille guise i discorsi, sfiorando gli argomenti a centinaia, or qua, or là, sviati e interrotti dai brindisi, dalle risa, e dalle grida.