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Teodoro, incaricato da Emilio, aveva fatto le cose degnamente, anzi splendidamente. Lo sciampagna — fabbricato chi sa dove — si versava — non dirò proprio a torrenti — ma a ruscelletti, e l’orgia delle parole aveva invaso la sala.
— ... Il duello? Bella novità! Chi non lo sa che è un famoso assurdo? Quante volte non fu detto e non fu scritto che... Sì, bravo, dammi ancora un po’ di quel gelato... che bisognava pensare ad abolirlo?... Ma provati un po’ tu a rifiutarti di batterti con me, se mi venisse il grillo di gettarti in viso questo bicchiere?
— ... Lo si lascia, o lo si sposa, se è possibile. La miglior maniera di lasciare un amante è quella di sposarlo. Sei del mio parere, Teresa?
— ... Solenne ingiustizia! Abbasso la critica! Io chiedo si abolisca la critica. Sono tutti canaglia. Non capiscono nulla; non sanno far distinzione. Loro li chiamano drammi da Stadera, li chiamano... e credono d’aver detto tutto. Asini! Imbecilli! Come se la Stadera non volesse dei drammi fatti apposta per la Stadera... Sicuro! E io li faccio! E me ne vanto!
— ... Ah il mio povero vestito tortorella!!! — s’udì una voce sottile soverchiar tutte le altre...
— Niente, niente; lo sciampagna non lascia macchia... È così puro!