Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/151

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che massima di morale? Le avea dato qualche nozione di virtù o di vizio? Aveva fatto qualche cosa per iscongiurar quella disgrazia?

Nulla! La povera vecchia credeva di aver adempito ad ogni suo dovere quando di ritorno dalla scuola se la faceva sedere accanto a recitare il rosario.

E la Gigia cadde. Cadde per puro amore, senza avere da Emilio una sola parola di promessa, senza concepire un solo timore per lo avvenire, più ignorante dell’Atala, più pura della Margherita di Goethe.

Qualche tempo dopo, un invidioso avea soffiato alle orecchie della marchesa Cellerovigo come la figlia maggiore della sua portinaia fosse sulla via della perdizione. La severa marchesa si era creduta in dovere di farla scacciar dalla casa, e la Gigia avea dovuto prender le sue poche robe, e andar a chiedere un asilo al suo amante.


Emilio aveva messa la povera discacciata in una stanza a camera, dove, tra per l’accoramento d’aver dovuto lasciar i suoi genitori, e tra per la paura di star sola di notte, ella sparse tante lagrime da ingrossarne un fiume.

Poco a poco però sì l’una che l’altra angoscia erano assai diminuite; Emilio la trattava bene, ed ella si avvezzava a star sola. A mattino andava a scuola, dove molte volte si fermava fino alle dieci della sera. Coi ventidue soldi al giorno, che vi guadagnava, viveva. Una volta che Emilio aveva ten-