Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/162

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qualche adoratore. E non era il timore sollecito di chi teme di perdere un tesoro, che gli mettesse nell’animo quel po’ d’angustia; era la paura che il mondo potesse dir qualche parola leggera sul suo conto.

Stette lì lì per confessare a sè stesso d’aver avuto un po’ torto a non sorvegliare con maggior cura la condotta di sua moglie; nondimeno, pensando poi alla causa che gliel’aveva fatta trascurare da tre anni in poi, aveva finito col trovar ancora d’aver tutte le ragioni. In quei tre anni, con varii colpi di mano, aveva guadagnato alla Borsa più di duecento mila lire... Per un Dal Poggio c’era bene di che trascurare, non una, ma cento mogli.


Nella notte sognò che Noemi gli era stata infedele, e si alzò colle lune a rovescio. Volendo pure cavarsi dal capo tale molestia, sdegnando di parlarne francamente a sua moglie, stabilì di andar da Cristina, dalla quale sperava di essere pienamente rassicurato. Pensò di parlarle con tutto riserbo, e in modo — credeva il dabben’uomo — ch’ella non dovesse avvedersi di nulla. E siccome egli andava assai di rado da Cristina, cercò un pretesto per farle visita senza destarle sospetto; e il pretesto lo trovò subito in non so qual affare in cui c’entrava Girolamino. Aspettò l’ora in cui sapeva di certo che Girolamino non era in casa, poi vi andò.

— C’è Firmiani? — chiese egli entrando dal portinaio.