Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
piano ed entrarono in casa del professore sul cui uscio d’ingresso stava scritto:
PIER AMBROGIO BARTELLONI
chirurgo ostetrico.
Ancora mezzo intronato dal sonno, il professore stava a sedere sul letto disponendosi un po’ di mala voglia ad ubbidire a quella voce potente nelle anime oneste che si chiama il dovere.
Era un uomo sui cinquant’anni, d’una forza e d’una salute meravigliosa; la quale ei soleva attribuire alla sua invincibile avversione ai medici ed ai farmacisti. Nel quartiere, questa sua bizzarra professione di fede — in apparenza così contraria all’arte sua — e un certo metodo di vita fuor del consueto, e la sua maniera di vestirsi negletta e antiquata, gli aveano meritato il soprannome di filosofo, che, come tutti sanno, per certa gente dabbene equivale a poco meno di matto.
— Che cosa mi comanda? — diss’egli al giovine che la Caterina gli veniva presentando.
E, volgendosi a lei, soggiunse:
— Va pure.
— Ho bisogno di lei — cominciò lo sconosciuto — per un affare delicato... assai delicato.
Il professore all’accento turbato di quella voce, all’espressione misteriosa di quelle parole alzò fieramente la testa e corrugò la fronte. Un sospetto oltraggioso gli aveva attraversato la mente.
— Spero, — diss’egli fissando i suoi occhi pe-