Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/282

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di certi umani errori, si è: che, nel risolversi a fuggir di casa, a calpestare ogni suo dovere, a perdersi per sempre, la sventurata si credeva per così dire nel suo diritto... o per lo meno se ne scusava in cuor suo col pretesto di una ineluttabile necessità.

Questa illusione, e ciò che ella aveva sofferto fino allora e l’amore invincibile pel suo Emilio, siano la sua scusa, il suo perdono. La donna che non si trovò mai nel suo caso, non sorga, per Dio, a condannarla!

Da una parte le inebbrianti parole dell’uomo ch’ella adorava sopra ogni cosa al mondo, le sue appassionate promesse di proteggerla, di salvarla, di farla felice...

Dall’altra un viaggio con un uomo odiato, che l’aveva oltraggiata a sangue... da cui non poteva aspettarsi che nuovo disprezzo e nuovi patimenti.

La risoluzione però non fu senza lagrime. Un pensiero, che non aveva avuto tempo di sorgere sulle prime, venne a darle un terribile crollo.

— Povero nonno! — sclamò Noemi nascondendo il volto nelle palme.

Ma quel dolore fu breve, nè valse a distoglierla dal suo proposito. Un affetto non può che abbassare le armi dinanzi a una passione, che ha già fatto tacere altre voci più imperiose e più sacre.

Per non essere costretta a mentire un’ultima volta col buon vecchio, fin dalla sera prima ella aveva comandato alla cameriera di mettersi nel gabinetto attiguo alla sua camera da letto a far la guardia