Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/36

Da Wikisource.

Gustavo tacque, e guardò in viso a ciascuno de’ suoi quattro compagni, quasi volesse scrutarvi l’effetto della sua chiusa.

— Ebbene, — sclamò quello fra essi che non fumava e che avea divorate una ad una le parole del narratore — giacchè hai toccato questo cantino, sappiatelo, io sono a questa estremità.

Gli occhi dei quattro compagni si volsero a lui con interesse.

— Possibile!

— Tu Teodoro?

— Sì; — rispose questi con noncuranza — La polizia è già sulle mie traccie.

— E perchè non ci hai detto nulla? — chiese Gustavo a voce sommessa.

— Perchè ho sperato fino a ieri di trovar denaro.

— E adesso non isperi più?

— No. Chi dovea prestarmeli mi mancò di parola... ed io non voglio seccarmi oltre.

Questa frase ad uno che non avesse conosciuto quello strano giovine sarebbe sembrata un’enormità. Ai suoi compagni non fece gran senso.

Gustavo continuò:

— È denaro su cambiale?

— Sì; scaduta da sei giorni.

— Di quanto si tratta?

— Di venti marenghi.

— E che pensi di fare?

— Nulla. Io non ho la bacchetta magica, io.

— Venti marenghi! — sclamò Gustavo grattandosi la testa — È un affar serio.