Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/70

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non s’arretra; lo frange, a costo di mettere fra sè e il suo scopo il cadavere di una innocente.

V’ha chi crede che di tali caratteri non se ne diano più nella moderna società.

Così fosse!

Certo che, se si dovesse narrare soltanto la vita apparente che menavano i Milanesi cinque o sei anni fa, la sarebbe una cosa da morirne di noia.

Ma sotto la vita apparente covava, allora come adesso, la vita intima, misteriosa, degli individui e delle famiglie, che nessun occhio per quanto scrutatore poteva penetrare, coperta com’era da quella maschera uniforme che serve in pubblico a celare ogni volto, a falsare ogni frase ed ogni sentimento.

Però di quando in quando, come quei lampi nelle notti d’autunno, che, a lunghi intervalli, guizzano in cielo a rischiarar la buia campagna, qualche scandaloso processo dinanzi ai tribunali rivela al mondo incredulo un misterioso complesso di delitti commessi da gente di condizione, e leva un lembo del fitto velo che nasconde il segreto rimescolamento delle passioni sociali. E allora la mente corre con ispavento a una terribile idea: chissà quanti misfatti si commettono che la giustizia umana non arriva nè a sorprendere nè a sospettare!

Cristina con quella svegliatezza di intelligenza e quella energia che la natura le avea concesso, non appena era stata assalita da quelle furie tentatrici, s’era messa all’opera malvagia. E questa era diventata lo scopo principale della sua vita.

Quale fosse il suo piano lo vedremo fra poco.