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UNA VISITA AD ARRIGO BOITO 105

questa ansia piangente, questo senso misterioso e tragico dell'al di là. Ma oltre i palpiti e oltre l'anelito, la lucidezza del pensiero platonico, la pacata forza che siede tra la vita e la morte e le scruta e le giudica con severo sorriso, rappresentano appunto l'isola di riposo, di candido piacere, di casta taciturnità, la meta oltre le tempeste.

In faccia ai quattro giganti, uno scaffale unisce spiriti minori ma significanti: i più notevoli scrittori moderni. In una società e in buoni rapporti di vicinato stanno Sthendal, Flaubert, Maupassant e France: un secolo di osservazione, di sensibilità, di interpretazione della vita; e anche una via del pensiero e dell'arte moerna, segnata con pochi volumi rapidamente. I classici latini sono numerosi e in belle edizioni; gli italiani in quel piccolo e amabile formato dei classici italiani di Milano; degli stranieri o i più espressivi o i più curiosi. E sparse qua e là edizioni deliziose e rare, piccoli gioielli di bibliofilo, pieni di sapore, o per la veste o per il succo che contengono. Superbo tra tutti un magnifico incunabulo del 1475, mi pare, La storia naturale di Plinio, un ricordo glorioso della stampa nostra, un primo passo che è un vero monumento. Boito ha grande rispetto per questo nobile vecchio e non se ne serve: Plinio egli ha studiato in un'altra più modesta, ma dignitosa edizione veneziana dello scorcio del cinquecento, uno di quei bei volumi grassi, in corsivo, rilegati in una cartapecora flessibile, tutta strinata e arrossata dal tempo.

il maestro arrigo boito nel suo studio. Il maestro ha segnato di spessi tratti di matita i margini del volume.

Un più attento esame della biblioteca di Arrigo Boito sarebbe interessante; ma meglio per i pochi che per i più; né sarebbe in ogni modo questa vivace rivista il territorio più adatto per enumerazione. COnviene lasciare i libri. Passando con l'occhio attraverso il tavolo sul quale siamo sparsi degli augusti fogli di musica, di fresca scrittura, ci si incontra col pianoforte, quel pianoforte che da molti anni accompagna la vita di Boito e che, amico fedele e geloso, tace agli indiscreti tutte quelle ispirazioni musicali che il maestro avrà da esso sprigionate. Sopra il pianoforte un grande ritratto di Verdi; poco lontano da quello un bel bronzo di Dante; in un angolo, in una cartella, riproduzioni di quadri di Velasquez un grande amore.

“ Non solo ho per Velasquez un grande amore „ mi ha detto Boito, “ ma anche una grande riconoscenza. É da lui che ho imparato a capir la pittura che prima non aveva eloquenza per me „.