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12 ARS ET LABOR

Il Museo è posto al palazzo Giustinian, che è anche sede del Municipio. É di stile barocco, ma elegante e simpatico. La bella sala delle sedute consigliari ha un affresco, che copre tutto il soffitto, raffigurante la Gloria di S. Lorenzo Giustiniani, opera lodatissima di Francesco Zugno. Sulle pareti spiccano magnifici e giganteschi specchi originali di Murano ed alcuni arazzi famosi, probabilmente eseguiti su cartoni di Luigi Vivarini, il vecchio. Inoltre la sala è adornata di grandi quadri in musaico, rappresentanti i ritratti di Vittorio Emanuele II, di Garibaldi e di Cavour — di Dante Alighieri e dei benemeriti Vincenzo Zanetti, Antonio Colleoni e Antonio Salvaiti, a cui i muranesi debbono il risorgimento della loro tradizionale industria.

vetri decorati Laboratorio Toso-Borella. Nelle sale occupate dal Museo è esposta la più ricca, più completa e più curiosa raccolta di vetri che vanta l'Europa. Da vetrina a vetrina, si può seguire tutta la storia dell'arte vetraia, dall'antica Fenicia ai giorni nostri. E si osservano i vetri di Sidone, dell'Egitto, della Grecia; le coppe dei Beroviero, le filigrane del Briati, le avventurine del Bigaglia, i vetri murrini di Vincenzo Moretti, i grafiti, veri miracoli d'arte ornamentale, di Francesco Toso-Borella, e tutta una serie di lavori moderni, dovuti all'abilità dei valorosi discendenti di questa schiatta di lavoratori artisti.

Già come un tempo, quando la fama di Murano correva il mondo e non v'era mensa di sovrano e di patrizio, salotto di dama, che non fosse arricchito dei suoi miserabili vetri; quando Enrico III di Francia in visita a Venezia, stupefatto dalla bellezza dei lavori eseguiti sotto i suoi occhi, conferiva la nobiltà ai principali maestri muranesi; quando il Senato veneto, pur così severo verso i nobili che contraessero nozze con plebee, decretava che un patrizio sposato con la figlia di un vetraio di Murano non perdesse alcun diritto, ma i figli e la sposa conservassero ed acquistassero la medesima nobiltà; ora, dopo un non lunghissimo ma doloroso periodo di immiserimento e di decadenza l'arte vetraia riscintilla e la rinomanza di Murano varca i confini d'Italia e d'Europa.

Gli stranieri amano queste fragili bellezze iridescenti che, nella quasi impalpabile materia, sembrano racchiudere l'oro del sole italico, l'azzurro del suo cielo, l'opael della laguna veneta, il roseo dell'albra, quando il giorno si leva dall'Adriatico. E questo amore, provvido alla bella laboriosa, alimenta quell'invidiabile commercio che le ha ridato il benessere della vita e che ha fatto risorgere, dalle sue ceneri, la fiamma della fede nella sua nobile arte.

Donna Paola.