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LETTERE E ARTI 131

Questo delle Commissioni è uno dei mali cronici che affliggono oggi la vita italiana. Noi andiamo avanti a forza di commissari irresponsabili e però bene spesso incoscienti. Dunque il Governo, e per esso l'allora ministro Ferraris e per esso l'oggi grandoriente Ferrari, ha pensato che una sola persona non poteva bastare al gravissimo peso. Non solamente: ma nominando un solo, si scontentavano troppi.... E così è uscito fuori il famoso triumvirato Kock, Piacentini, Manfredi. Ombe trinum.... con quel che segue. Il Ministro credette di aver fatto cosa perfetta. Nominando il solo Piacentini, sarebbero stati scontenti il Manfredi e il Kock; nominando il solo Kock.... ecc. I contenti così erano tre. ma vi era anche qualcuno a cui seccava non aver avuto la sua parte al marmoreo banchetto.... Ed ecco aggiungersi ai tre archetti un “consulente per la scultura„: ed ecco Ettore Ferrari divenire non solo gran maestro della massoneria ma anche della scultura nazionale. Ora è inutile ch'io vi stia a riassumere le polemiche ardentissime destate da coteste nomine e vi parli di certe dimissioni nobilissime di Camillo Boito e di certe spagnolesche risposte del grande consultore. I giornali quotidiani ne sono stati pieni per alcuni giorni, benchè oggi nessuno quasi ne parli più. Quei signori resteranno tranquillamente ai loro posti, e nessuno penserà più a farneli sloggiare. Tutto andrà per il meglio o per il peggio, e i nostri bisnipoti vedranno forse in vetta al Campidoglio splendere nel sole il bronzo del Gran Re. Noi abbiamo l'animo ardente e la memoria labile.

La morte dell'altro doloroso ospite di Colle Gigliato ha destato meno clamore. Ciò è anche naturale, perchè egli era men grande, e perchè generalmente in Italia i poeti non hanno fortuna. Lo sa il povero Domenico Milelli, morto anch'egli lo scorso dicembre a Palermo; morto in miseria dopo aver tanto e spesso nobilmente cantato! Severino Ferrari non conobbe la tristezza della miseria, ed anzi dal Liceo era passato presto e meritatamente all'Università; e, se fosse vissuto, sarebbe certamente stato il successore del grande Giosue. Ma anch'egli non fu molto fortunato; e veramente anche questa morte precoce a quarantanove anni è sata l'ultima delle sue sfortune. Un altro poeta, e dei miglio, Giovanni Marradi, ha sintetizzato mirabilmente in poche parole l'arte poetica di colui che dal nativo Alberino (un villaggio fluviale sperduto su gli argini del Reno presso Molinella, la terra delle risaie) era salito alla città dotta e grassa con il cuore pieno di canzoni: “Questo poeta ha portato alla nostra, ma sua: la nota degli affetti domestici, che fa di lui il legittimo precursore di Pascoli. Nell'elocuzione poetica è spesso un po' troppo stentato, ed è un