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po' duro e un po' aspro, generalmente parlando, il suo verso. Ma, in compenso, quanta ricchezza di lingua viva e di metri antichi, da lui rinnovati felicemente ne' suoi Bordatini! E che dignità di pensiero e di vita in tutta quell'arte un po' rude, che è specchio d'un'alta coscienza e d'un cuore gagliardo e gentile!„

Severino Ferrari era il discepolo prediletto del Carducci; e dicono che quella morte sia stata per il vecchio poeta un fiero colpo. E certo egli deve aver pianto silenziosamente nel suo grande studio fra i molti libri, in quella casetta solitaria che la regina Margherita ha comperata per lui, dopo avergli già acquistata la ricca biblioteca. Dicevo sopra che generalmente i poeti in Italia non hanno fortuna. A dire il vero, la fama del Carducci è oggi così universalmente riconosciuta e acclamata; ed egli ha avuto dal popolo, dal parlamento, da augusti personaggi prove così evidenti e tangibili di devozione e di affetto, che si può davvero dire che oramai la dea dal volto bendato sia venuta a bussare alla porta del cantore della bellezza antica e dei novelli eroi. É giunta molto tardi, quand'egli aveva terminata la sua aspra fatica e la sua battaglia diuturna. Ma insomma, è venuta. E lasciamo pure che i barbassori della Accademia delle Scienze di Stoccolma si ostinino a non vlergli conferire il premio Nöbel. L'hanno invece dato al Sienkiewicz, l'autore di quel QuoVadis che in Italia è stato letto perfino dagli analfabeti. Io non voglio ora infierir troppo contro quegli stecchiti e gelidi norvegesi, nè voglio istituire confronti tra il commercialissimo romanziere e l'austerissimo poeta. Voglio solo notare un fatto singolare. La premiazione del Sienkiewicz è stata accolta in Italia con mille censure e con qualche improperio contro il poveretto. Ma noi non abbiamo pensato che la colpa era in gran parte nostra: in quel paese del mondo è stato più letto e ammirato Enrico Sienkiewicz? I nostri editori si sono dati per qualche anno a stampar furiosamente le novelle e i romanzi di quel polacco Chzarnowski della letteratura: le nostre riviste, così parche con gli autori nazionali, gli hanno spalancate le porte e hanno stampate lunghe e frequenti disquisizioni su lui e su l'opera sua. Noi gli abbiamo quasi conferita la cittadinanza italiana, e quasi abbiamo collocata la sua statua al Campisoglio. Del Quo Vadis noi abbiamo smaltito in due o tre anni più di mezzo milioni di copie: e le più semplici novelline di quel fecondissimo autore ci parevano perfetti capolavori. Altro che quelle oscure e aspre Odi Barbare in cui la gente per bene non capisce un cavolo! E oggi ci meravigliamo che il premo Nöbel sia andato al Sienkiewicz piuttosto che al Carducci, e anzi protestiamo con altre strida. Di chi la colpa?

Il premio Nöbel mi fa venire in mente il nome di un altro premiato di due anni or sono; e veramente grande, quello, e degnissimo di premio: Federico Mistral. M ne ricordo, perchè proprio in questi giorni h terminato di leggere la bella versione che del poema di Mirèio, cioè Mirella, ha pubblicato Mario Chini. Il Mistral è il poeta e l'eroedella causa dei Fùèlibres. Che cosa è il Félibrige? Egli e i suoi amici, come afferma autorevolmente il Pavolini nella prefazione al volume