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LETTERE E ARTI 137

Ma le ragioni per le quali esso è stato pronunciato, meritano di essere conosciute perchè sono veramente graziose. Io consiglio gli artisti che vogliono far carriera a ricordarle e a tenerne conto in modo particolare.

leonardo bistolfi. Quei signori hanno voluto fare una distinzione curiosa fra l'artista e il maestro, e hanno affermato che si può essere eccellenti artisti e pessimi maestri, e all'incontro mediocri artisti e maestri eccellenti. Ora è ben vero che nessun maestro insegnerà mai in iscuola a divenire grandi scultori o grandi peti; e però io penso che sarebbe meglio chiudere le Accademia e mandare i professori in esilio. Quei signori all'incontro hanno stimato che le Accademia sono utili e necessarie: dacché in esse si deve apprendere non l'arte ma la tecnica, non la creazione ma il mestiere. Ci vuole — essi hanno detto all'incirca — uno che sappia insegnare come si modella una mano o una gamba: e le figure spirituali od evanescenti del Bistolfi hanno le mani e le gambe un poì diverse dai calchi in gesso che si ammirano nelle pareti delle scuole... — Ora tutto ciò è solamente miserevole e meschino. Il maestro di una Accademia non deve dunque curarsi d'altro che d'insegnare ai giovani assetati d'ideale come si modella un qualsiasi membro dell'uomo, come si copia nella creta la brutta natura o la bella accademia. Per tutto il resto le scuole non ci debbono entrare. Le Accademia non sono per gli scultori, ma per gli scalpellini. E allora sopprimiamo le Accademia ed anche i concorsi...

Un tempo l'Italia era la patria degli artisti. Poi, cessata la gloria, restarono le memorie: e anzi memorie fatte non solo di parole, ma anche di opere. Non vi è infatti in tutto il mondo un paese che più dell'Italia sia ricco di opere d'arte. Senonchè questi quadri e queste sculture a poco a poco abbandonano il paese e vanno in cerca di più freddi climi. I mecenati italiani son pochi: lo Stato è povero e non può fare la concorrenza ai Morgan e ai Carnegie. Le opere passano le Alpi, e non ritornano più. Vi sono, è vero, pitture e sculture che la legge proibisce di vendere e comunque di esportare; ma nulla è più facile che deludere le leggi. Se un quadro è tale che si può vendere in Italia ma non si può esportare, l'abile antiquario lo inquadra in una cornice moderna: e la pittura passa così tranquillamente al confine. E poi, ci sono le casse a doppio fondo, ed altri simili giochi innocenti. Se poi il quadro o la scultura sono tali che non si possono rimuovere dal luogo — chiesa, piazza, palazzo — in cui sono collocate, allora si ricorre ad un espediente comodo, per quanto pericoloso: si rubano e si imballano per l'estero. Pericoloso, ho detto: ma non troppo. la madonna col bambino gesù. La nostra Polizia non ama le arti. Essa sarà tutta sossopra se le denuncerete il furto di un portafogli con entrovi venti franchi: si commuoverà molto meno se si sarà rubato un quadro del Botticelli. E così l'industria dei ladri di oggetti antichi prospera e cresce; e in queste ultime settimana i furti sono stati tali e tanti, che i giornali d'ogni parte si sono levati a gridare contro la colpevole inerzia del Govenro