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Pagina:Ars et Labor, 1906 vol. I.djvu/164

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Un grande nervo, dalla dolorosa tensione, che poteva anche essere spasmodica — è ritornato, distendendosi, al suo stato normale. Pareva difficile all'Europa che la successione politica del signor Emilio Loubert, dimissionario presidente della Repubblica di Francia — sarebbe andata liscia e senza attriti ed amarezze. Che diamine! Non era infatti, dubbio che contro Armando Faillières, il candidato del gran blocco repubblicano, sarebbesi affermata la coalizione conservatrice — nazionalista — monarchica — patriottarda: la quale non avendo ancora il vigore di smascherare le proprie batterie, si va ancora gabellando per repubblicana; ma effettivamente vedrebbe volentieri la definitiva bancarotta di “Marianna„, ora è noto che i coalizari volevano contarsi sul nome di Paolo Doumer, presidente della Camera, e cui intendevano elevare a capo del potere esecutivo, nella loro patria. Naturalmente essi, opponendo ad Armando Fallières, Paolo Doumer, prendevano posizione di battaglia contro la espressione leggendaria e genuina di un governo irremovibilmente repubblicano. E se fosseroi riusciti a collocare il loro Doumer, all'Eliseo, invece sul buon “Mimile„ — c'è da scommettere, che da Déroulède a Baudry d'Ausson, dai chants du soldat, ai ricordi del “Forte Chabrol„ — e dalle reminiscenze del “brav' général„ alle eccitazioni nazionaliste ai “pronunciamenti„ — si sarebbe rinnovata l'antipatica odissea della “Boulange„ e del resto. Maa, per fortuna universale, ed anche sua, il signor Doumer è stato blak-boulè dalle mitragliatrici elettorali del 17 gennaio. Ha vinto Armando Fallières — il quale continua puramente e semplicemente , Emilio Loubet. E lo continua, colla stessa convinzione, colla medesima coscienza positiva e calma, è coll'identico equilibrio della mente e del cuore. Ed altri giorni felici stanno per essere assicurati alla Francia da questo buon vecchio, per quanto cadetto di Guascogna, che è il Tarragonese neo-Presidente. Un buon vecchio borghese, colto, patriota, evoluto, democratico — non demagogo — il quale posto ha colle sue opere, conquistato, palmo a palmo, il suo posto fra i pianeti del suo nitido e luminoso cielo repubblicano: al di sopra di tutte le miserabili gare di partito: al di fuori di tutte le competizioni d'ambiziosi criminali o grotteschi. Ed Armando Fallières, onestuomo, gentiluomo e galantuomo senza macchia e senza rimprovero — avrà diritto — se e quando — a mandato compiuto — ritornerà modestamente, a vita privata — di conseguire dalla storia contemporanea, lo stesso lusinghiero giudizio, onde viene oggi, e meritamente — onorato Emilio Loubet...

Dall'Inghilterra — è tutta una enorme fanfara di gioia, per lo splendido e trionfale esito delle elezioni politiche. L'imperialismo è stato schiacciato, schiacciato l'unionismo, schiacciato il protezionismo.

Una barbarica terminologia, codesta — ma che tanto in politica, quanto in economia, significa la disfatta dal Balfour, per quanto si riferisce all'ieri, e la disfatta di Chamberlain, per ciò che riguarda all'altro ieri. Ed è perfettamente vano che per tutta fiche de consolation, gli unionisti glorifichino la vittoria di Birmingham, che mandò, con enorme maggioranza, ai Comuni — sette unionisti principali del loro gremio. É inutile che essi gettino all'aria commossa il loro grido ovazionista: Joe| Joe|

É inutile che in onore del loro Chamberlain, improvvisino una curiosa dimostrazione di migliaia e migliaia di cittadini e cittadine, con incastrato nell'occhio il leggendario monocolo, unica caratteristica del loro “Padre Eterno„ Chamberlain. Perocchè queste lenti non dicono nulla. E dicono del pari poco, le sette vittoriose elezioni di Birmingha,. Infatti, non hanno che un valore troppo imponderabile sette candidati imperialisti, quando si pensi che ai Comuni sono oltre settecento i delegati della sovranità popolare; e quando non si dimentichi come qualmente il pubblico favore inglese, ha abbandonato tanto aspramente il Balfour, che se si vuole farlo ritornare ai COmuni, bisogna sia uno de' suoi proseliti, che vinsero testè la prova dell'urna, l'incaricato di compierne il salvataggio, dimettendosi lui da eletto e cedendo il proprio collegio all'ex-ministro...

In sostanza — è questa la prima volta — e lo scrive il Daily Telegraph, e lo prova con un estratto di statistica elettorale attinente alle rielezioni dei Comuni — in cui la maggioranza liberale assume così colossali proporzioni. Difatti, secondo calcoli attendibili, i Tories nella nuova Camera dei COmuni, non arriveranno, col proprio contingente di conservatori, che ad un terzo o poco più della totalità dei rappresentanti, materiata del grande esercito dei Wights — o liberali. — Ma siccome,oltre essere costituzionali logici ed esperi, gli inglesi sono organismi ragionevoli precipuamente positivi, e senza stravaganze pel cervello — non solo non esultano, oltre il dovuto, per la inaudita gigantesca vittoria. Ma anzi, non si fanno scrupolo di additarla come un pericolo dell'indomani, se, subito, oggi, non si dà alacre opera, a sintonizzarla, armonizzarla, epurarla, accordarla ed incanalarla verso le grandi sue espansioni pratiche.

— Vedremo — dice Jersey-Bell, nella Tribune — se e come il partito liberale — portato da un formidabile impeto di protesta anti-imperialista, alla somma della cosa pubblica, saprà compiere il proprio dovere. Gravissimi sono gli obblighi, incombenti sul partito popolare, salito, in masse così imponenti, a quello che pure rappresentando il suo Campidoglio, può anche essere la sua rupe Tarpea! E rammenti il partito liberale, oggi diventato governo, che sovr'esso tiene spalancati i suoi occhi celesti la vecchia Inghilterra: e che il “gran vecchio„ ha diritto nella sua tomba, a' postumi trasalimenti di gioia — se la sua dottrina, la sua scuola ed i suoi esempi, avranno nella nuova Camera dei Comuni, il culto e la imitazione doverosi.

L'ultima decade del passato gennaio — viene punteggiata da due avvenimenti: non gravi per le conseguenze immediate che possono irradiare — ma non suscettivi nemmeno di venir trascurati nella rapidissima sintesi della cronaca politica del mese che fu.