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LA MUSICA COME FONTE D'ISPIRAZIONE

NELLE ARTI FIGURATIVE

In tutti i tempi pittori e scultori hanno tentato di riprodurre con un linguaggio o simbolico, o reale e sensibile, hanno tentato di materiale col colore sulla tela o con lo scalpello sul marmo, il linguaggio indefinibile ed indefinito, vago e fluttuante della musica, di codest'arte che dovette sorgere prima d'ogni altra, e che a noi sembra quasi un lontano e primitivo idioma di cui dimenticammo le parole ed il significato, ma di cui ricordiamo ancora il ritmo e la musicalità. roma — palazzo vaticano, stanze di raffaello. “Un dettaglio del Parnaso„. E sempre, tolte poche eccezioni, ogni qual volta l'artista nel creare un'opera d'arte prese ad ispiratrice la musica, egli creò l'opera perfetta, creò il capolavoro vero e proprio. La concezione pittorica della musica fu però varia e quasi opposta nell'antichità di quello che sia stata ai tempi nostri; e gli artisti delle due epoche la concepirono e la raffigurarono con elementi differenti e con differente finalità.

Non parlo ora dei Greci, ai quali essendo sconosciuta l'armonia anche la più semplice ed embrionale (ad essi non era noto nemmeno il più semplice accordo, quello di terza, e pur avendo forse maggior ricchezza di toni di quello che abbiamo noi ora, non conoscevamo se non il canto all'unisono), la materiazione pittorica della musica doveva presentarsi sotto forma di una linea semplice o schematica, per quanto grandiosa.

Ma per non occuparci di codesto periodo, se noi scendiamo ad esaminare le opere del periodo d'oro dell'arte pittorica, e nel quale la musica raggiunge la sua più alta espressione e come ispirazione e come elaborazione armonica e contrappuntistica col Palstrina, col Frescobaldi, col Monteverde, noi vediamo che i massimi artisti, i più forti pittori, concepirono la rappresentazione della musica e della sua nobiltà d'espressione, con la grandiosità e l'armonia della linea. Così noi vediamo il Raffaello che nella «Santa Cecilia» tenta di riprodurre la bellezza di un cantico


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