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206 ARS ET LABOR

mi arrampico per gallerie piane, erte, a scaloni, aride, fangose, alte, bassissime, lasciandomi guidare nel laberinto immenso, puaroso, nero, scintillante, ventilato, tanfoso, caldo, freddo, umido della miniera, passando a traverso tutti i modi di viabilità, tutti gli atteggiamenti di stabilitò, tutte le variabilità dell'ambiente — nel quale lampafine e ventilatori elettrici, elevatori meccanici si accompagnano o cozzano con i mezzi più semplici di illuminazione e di escavazione e con le condizioni continuamente oscillanti della temperatura, per via della sempre variata profondità delle gallerie e della sostanza nella quale sono scavate — io, anziché seguire la dimostrazione della formazione cinabrifera del Monte Amiata, lascio il mio spirito in balia delle sensazioni, che quella orrenda, spaventevole prigione di umani scatena in me. operaio che batte una mina. E guardo con occhio pensoso, turbato, incredulo, quei minatori, dai bianchi, forti, delicati, nitidi, sani torsi ignudi, dalle aperte fisionomie soddisfatte, belle faccie di lavoratori virili, cui non mancano i baffi voltati in su.... Tutta la mia irruente anima di eliolatra si ribella, si imputna, scalcia, dà groppate, come un polledro dell'ideale sotto il morso della reatà.... V'è, dunque, chi vive, chi lavora, e vive e lavorac contento, sereno come un cielo settembrino, gaio come un meriggio d'aprile — là, in fondo, in quei budelli neri, afosi, stretto contro pareti di roccia, serrato come in una tomba di granito|... Lontano da te, o sole! lontano da te, ampia libertà dell'aria! lontano da te, luce amplissima del cielo!

Gli ingegneri mi assicurano che sì, che tutti quegli uomini sono soddisfatti della loro tomba anticipata, che, costretti a lavori sul soprasuolo, se ne dolgono come di una punizione.... ed io mi rassegno a crederlo, dietro la formale garanzia di quei visi pacifici e spianati. Meglio per loro, poveri diavoli!....

interno della miniera. camerone e vista dell'elevatore nel pozzo raffaello. Così, girando e rigirando, siamo arrivati al piano più profondo. Le gambe più non mi sorreggono; l'articolazione dei ginocchi è irrigidita ed ogni nuovo scalone mi causa un dolore acuto nella rotula. Frequentatrice di marciapiedi cittadini, mal mi s'attagliano queste bravure alpinistiche.... nel centro della terra.

Ma le emozioni non sono finite: gli ingegneri, in onore al quarto potere, vogliono far esplodere qualche mina.... Io, quarto potere.... femmina, ne farei a meno volentieri.... Ma, di nuovo, non voglio farmi credere una vile contraffazione del medesimo.

Odo colpi sordi nella roccia.... la comitiva si accantona in un angolo della galleria.... nessuno parla più.... Un operaio corre a domandare: “Pronti?„ L'ingegnere risponde: “Fuoco!„ Ancora un minuto di silenzio mortale, durante il quale il mio cervello si dispensa dal pensare.... Poi un fragore enorme, un urto nel petto enorme, uno spostamento d'aria che arresta il respiro.... tutte le lampade spente.... il buio della tomba.... e la sensazione schiacciante, ultimo guizzo del pensiero, che la montagna intera si è sprofondata sulla mia testa.... Questa faccenda