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la musica come fonte d'ispirazione nelle arti figurative 23

ha svelato codesti rapporti sottili ed acuti che derivano, come accennai prima, dalle trasposizioni delle sensazioni.

Il fatto delle percezioni abbinate o della trasposizione delle sensazioni (derivante sia dall'affinamento fantastico del sistema nervoso o dall'invasione di un'arte con l'altra) risiede forse nel romanticismo di Schumann per la musica, in Baudelaire per la letteratura, in Wisthler per la pittura.

La trasposizione delle sensazioni, o è vera e propria trasposizione, allorquando la sensazione di un fatto esterno eccita un centro nervoso differente dal vero, provocando una percezione differente ed abbinata ad un'altra od è un semplice abbinamento di percezioni dovuto ad un'associazione di idee.

Molte volte una nota musicale, un accordo, una successione di accordi determinano la percezione visiva di un colore, di un rapporto di colore, o di una scala cromatica; in qualche temperamento squisito io ho osservato che una audizione musicale della fantasia cromatica del Bach suggeriva delle vere e proprie composizioni pittoriche. D'altra parte, le percezioni visive colorate possono tramutarsi in percezioni auditive di suoni, di accordi, di successioni di accordi. La maggior parte dei ciechi la cui sensibilità è squisita, ad ogni nota o ad ogni accordo danno nella scala cromatica un posto che è quasi sempre costante. Una nota grave del violoncello suggerisce ad essi l'idea del violetto; mentre un suono acuto e squillante suggerisce l'idea del giallo. Non solo in pittura, ma anche in letteratura abbiamo esempi di codeste inversioni e specialmente in Baudelaire: «il est des parfums frais comme des chairs d'enfant — doux comme les hautbois, verts comme les prairies» ed in Teofilo Gauthier: «Les notes vibraient avec tant de puissance, qu'elles m'entraient dans la poitrine comme des fleches lumineuses; bientòt l'air jouè ,e parut sortir de moi-mème; mes doigls s'agitaient sur un claiver absent; les sons en jaillisaient bleus et rouge»

Non mi è dato per lo spazio citare molti e molti altri esempi, e tra questi il classico sonetto di Rinuboud che comincia:

A noir, E blanc, I rouger, U vert, O bleu, vojelles.

Ma non posso dimenticare Huysmans che in un suo romanzo «or rebours», scrive con una precisione ed una virtuosità strana tutti i fenomeni simili alle audizioni colorate, con la differenza che i colori sono surrogati da impressioni di gusto, il che sarebbe qualche cosa come una degustazione auditiva.

«Chaque liqueur, correspondait, selon lui, comme goùt, au son d'un istrument. Le curaçao se, par example, à la clarinette, dont le chat est aigreler ed veloutè: le kummel au hautbois, dont le timbre sonore nasille, le kirsch sonne furieusement de la trompette; le gin et le whisky emportent le palais avec leurs stridens èclats de piston et de trombone»

ora delle vere e proprie scuole pittoriche e letterarie si basarono su codesti fatti come in Francia la scuola filosofico-instrumentista, capitanata da Renato Ghil, che ha per scopo di dare, con la lettura, una pura audizione istrumentale.

Cos' la scuola dei Magnifici, il cui programma scritto da Saint Pol Roux suona così: «Nell'arte Magnifica la forma è il raggio della sostanza; l'albero dell'opera ha le proprie radici nell'idea infinia e profonda: i suoi fiori ed i suoi frutti sbocciati e maturati nello spazio e nel tempo, sono le manifestazioni formali e finite dell'Idea. «Il Magnificismo è l'arte della ricerca dell'assoluto, l'essere presentato attraverso l'orchestrazione dei suoi fenomeni»

Così avvenne in pittura, giacchè a Monaco si fondò una scuola di pittori musicisti ed istrumentisti che trae la sua origine dallo Whistler e dai suoi quadri che rappresentavano: «sinfonie in oro e nero, in nero e rosso, in violetto e rosso».

Ho parlato anche di altre scuole ed ho parlato delle trasposizioni delle sensazioni, per dimostrare il legame intimo (quantunque le ultime moderatissime scuole oltrepassino il confine del giusto invadendo quello della caricatura) che corre tra la pittura e la musica.

E pittura essenzialmente musicale è quella degli scozzesi paesisti e specialmente del gruppo di Glascow.

Al loro primo apparire io scrivevo d'essi: «Avete mai ascoltato un minuetto di Bocherini od una gavotta di Händel? C'è dentro un ritmo, una forma, una melodia, un'armonia assai nobile, un po' triste anche: il languore delle note sfiora dolcemente l'anima dolente come in un sogno: in un sogno dove si vedono figure lontane, anime lontane e spente, mentre le note vi cadono lentamente nell'anima come una pioggia lenta di lagrime tiepide, con un ritmo che è quasi lamento, con un abbandono pieno di dolcezza, con un senso di quiete stanca e riposata.

«Tale è l'impressione che ricevete dall'arte scozzese.»

E tale è l'impressione che io ho ricevuto dopo aver scritto codesto articolo, dalle opere di G. Carozzi, il più musicale di tutti i paesisti: che non piange come gli scozzesi, ma vibra di una grande forza; l'unico paesista forse chiamato a colmare il vuoto del Segantini.

Questa tendenza di dar con la pittura le medesime sensazioni che dà la musica, è determinata anche dallo stesso linguaggio critica.

ma come dissi innanzi, è doloroso e triste che la musica pure essendo indirettamente una ispiratrice della pittura, giacchè siamo arrivati ad una quasi presunta identità di scopi e di intendimenti, non dia agli artisti una ispirazione diretta nella composizione e