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Pagina:Ars et Labor, 1906 vol. I.djvu/24

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24 ARS ET LABOR

nell'episodio, come per esempio nel Santer, o come più direttamente nel Beethoven del Lionello Balestrieri.

Il quadro che a Parigi aveva avuto un successo veramente eccezionale, costituiva a Venezia il clou della IV Esposizione Internazionel, e quantunque non fosse privo di gravi deficenze di composizione, giacchè l'autore, per intensificare l'espressione aveva introdotto nella scena un elemento un po' teatrale, pure aveva in sè quella linea risolutiva, quell'elemento espressivo, che sono caratteristiche delle opere veramente superiori.

Il quadro è condensato dal gruppo dei due musicisti, dal pianoforte e da quella maschera rigida di Beethoven che nel candore ha una espressione di ieratismo severo ed insieme il sentimento misterioso della sfinge.

Questo è il foco morale del quadro: tutte le altre figure di ascoltatori e di bohèmiens assorti nella profondità dell'opera musicale, e quasi impauriti dalla grandiosità e dalla maestà terribile della sonata, quantunque intensifichino l'espressione del quadro e ne accentuano il carattere, pure sono figure mondane, sono inutili lenocini indegni di un artisti che si rispetti.

«beethoven» di Balestrieri. Ciò che riempe il quadro è l'animo dell'osservatore è quella maschera rigida e bianca, quella maschera dalle linee potenti e crudeli nella sua immobilità eterna ed enigmatica, quella bianca testa leonina eternamente interrogante ed eternamente muta, grandiosa per una maestà terribile e che dagli occhi vuoti e bianchi sembra sprigionare uno sguardo di luce e che dalla bocca chiusa e sugellata nella tenace materia sembra espandere una musica grave e grandiosa.

Questo del balestrieri è un quadro veramente musicale, quantunque ricco di difetti ed in parte scenografico; ed è codesta via d'ispirazione di cui egli ha avuto un'intuizione che dovrebbe seguire la pittura, abbandonando l'esagerazioni e le grottesche caricature dei pittori sinfonisti e dei creatori delle sinfonie in rosso e nero, per assorbire con intelletto ed amore il divino linguaggio musicale traducendolo sulla tela con un'ispirazione alta e nobile, e con quella elevatezza d'intendimenti che ha creato il capolavoro.

A. de Carlo.