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LO SCULTORE RICCARDO RIPAMONTI

Difficilmente l'innamorato delle arti belle potrà attualmente dall'acquisita celebrità riconoscere il merito reale di un artista, poichè l'istituzione di un materiale compenso ai giudizi d'analisi ha asservita la critica a blandizie e a lodi verso temperamenti e ad opere del tutto mediocri per mancanza assoluta nella fusione armonica dei proporzionali rapporti fra spirito e materia.

Dal concerto utile alla sola speculazione regionale nacque una muta quiescenza nella predilezione degli errori fra recensori e COmitati e per questo il dilagare di un'usurpazione bilaterale, che accomuna nei proprio dominio la menzognera fama dei giudici coll'altrettanto bugiarda degli artefici; mistificazione che da una parte frena coll'astensione il già menzionato mecenatismo incredulo del valore che egli non può apprezzare e dall'altra offende e sacrifica l'artista originale, proposto a lenocinio, all'improprietà fatturale, al ninnolo vano e pretenzioso di una decadenza miope, emulatrice di un complessivo infantilismo di forma, di pensiero relativamente ammirevole in ragione di età, ma posteriormente puerile e sterile alla fecondazione di un'arte duratura e progressita.

Troppo di frequente oggi, in oltraggio alla bellezza, la stramberia, l'acrobatismo e la informità son propensi ad usare la tuba della celebrazione e troppo spesso l'ignoranza, signoreggiando nei marmi e nelle tele di tutto l'orbe esponente, si esalta del lauro caduco di cui ha potuto ricingersi la brevissima fronte. “tubercaim„. É dovunque diventato meritorio il tradimento dell'onesta verità, pur che ristori ai concordi nel vituperio i sensi di una smoderata ambizione. Tutto travolge la ridda di cotesto osceno sabba e mezzanamente affannandosi scribi e farisei sudano inneggianti, cooperando alla prostituzione dell'arte nostrana con una paralitica lue straniera.

Già i tristi gnomi del turpe mercimonio infestano il campo tradizionalmente glorioso e petulanti irradiano le pazze gamme di ottica forsennata. Latra la pervertita loro psiche il delirio di una mania recondita, mentre lo smarrito senno, disperato nella desolazione delle tenebre, concepisce e significa terrorificato il perseguitante incubo che lo opprime.

A cotali ingenerose trascendenze contro la verità, la giustizia e la caritù della patria ardiscono da un lustro i superlativi dell'indagine, colposamente dimentichi della grandiosa maestà simbolica di Michelangelo, non curanti della soave perfezione di Donatello, ignari forse della sfolgorante intonazione di Tiepolo, refrattari certo a penetrare le meraviglie di Tintoretto, di paolo Veronese, del Sanzio e di Leonardo da Vinci e di tutti quelli che con essi plasmano o dipingono concezioni della propria carne o riflettono uno spirito emancipato nell'ammirazione di una robusta personalità.

La intellettuale passione di cotesti estesi del parossismo bamboleggiante, lascia supporre che essi, teneri all'ibridismo del cibreo, innamorati della reggia consistente di nubi, sognanti un aereo Famedio superbamente natante nel convesso dello spazio,