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il costume, in ricchi oggetti, finché, scrive il Vaccai, “divennero sotto alcuni imperatori una specie di tributo per quanto riguardava la loro persona1„.

Così appunto nacque l'uso delle strenne, l'unico che a noi sia rimasto dei tanti onde gli avi nostri amavano giocondare la tristezza del rigido gennaio.

A voi tra i cigli torva cura infóscasi
e dell'angusto petto il cuore fúmiga.
Noi nella vita esercitammo il muscolo
e discendemmo grandi ombre tra gl'inferi,

fa dire il Carducci agli uomini d'altre età che, come egli finge, accolgono lui e i suoi contemporanei nelle sedi della morte.

E davvero è con un senso d'amaro rimpianto e d'invidia che noi ripensiamo a quelle non remotissime età, quando gli uomini si abbandonavano con sì libero e baldo entusiasmo a divertimenti e a feste collettive, dimenticando tutte le opere quotidiane, gli affanni, i dolori, le preoccupazioni domestiche. Oggi la schietta, spensierata, gioviale allegria degli antichi è fuggita dalle nostre anime moderne; neppure gli ultimi sprazzi di essa, che avevano illuminato i gonfaloni del popolo festante in piazza della Signoria e le parrucche incipriate del settecento veneziano, ci sono rimaste; in noi

non gioia,
ma allegria,
ma elegantissima
musoneria,

come sogghignava il Giusti; troppe cure, troppo pensiero gravano sopra di noi, perché ci sia consentito godere della letizia antica. Oggi, chi si è abbandonato a gioia spensierata per festeggiare il nuovo anno deve prepararsi per lo più a lunghi giorni di fatiche per ristabilire l'equilibrio economico della sua casa, ond'è che negli istanti stessi della gioia questa gli sia turbata dalle paurose ombre interroganti dell'avvenire.

Quanta e quale differenza tra le feste che ricorrevano periodicamente in ciascun mese dell'anno presso i popoli antichi e la monotona eguale freddezza con si si seguono presso di noi i giorni e le settimane| Allora, a brevi giorni di distanza, il popolo si riuniva in un dato momento, in un dato luogo, in una data maniera; ed era uno scambio di parole e d'idee, uno stringersi di nuove amicizie, un rinsaldarsi di relazioni antiche, un discutere affari, uno stipulare trattati politici. Oggi.... Oggi ognuno rimane chiuso nella sua casa, nel suo studio, nella sua officina, per produrre, per guadagnare, per accumulare. E se, di quando in quando si permette un oblio breve della sue occupazioni e delle sue faccende, e si rifugia nella tranquillità della campagna, è per un poco tempo, e quanto diversamente dai tempi passati!

É meglio? è peggio? Un poeta vi risponderà coi versi del carducci, un filosofo vi ricorderà i vantaggi della civiltà e le leggi storiche del progresso umano. Ma date un po' d ragione anche al poeta, a cui fu dato intendere le più grandi e le più secrete voci della Vita; e se avvenga mai che nella nostra civiltà vi sentiate a disagio e ne scorgiate tutte le falsità, le ipocrisie, le convenzionali menzogne, la vacuità, la noia, volgetevi un poco indietro, ai tempi passati, né già per dimenticare o per astrarsi dall'oggi, ma per rasserenarvi lo spirito affaticato e offuscato, per chiedere a quelle età lontanissime un lampo della gioia serena che fu sì largamente per esse diffusa.

Sapete come usavano i Greci antichi incominciare il gennaio (gamelione)? Con nozze e con feste alla dea che ad esse presiedeva, Giunone. In Atene la maggior parte dei matrimoni (gamelie) avevano luogo in questo mese che era a punto consacrato alla moglie e alla sorella di Giove. Gli sposi avevan l'uso di gettar lungi da sé, dietro l'altare

  1. Vaccai, Le feste di Roma antica.