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Al pensiero che la musica doveva ricominciare, egli sospirò così sonoramente, che il cameriere si precipitò verso di lui, per informarsi dei desideri dell'ospite solitario.

Ma il signor Wintergerg gli fe' cenno di no, e subito ripose piede nella sala di musica, dove i cantanti, chiacchierando, passeggiavano in su ed in giù.

Fu di malavoglia che questi ubbidirono al segnale dato con la bacchetta, ed al successivo invito: « Signori, di grazia, ai loro posti ». Specialmente le donne, che non si erano ancora dette nemmeno la metà di ciò che si dovevano ancora raccontare, brontolavano e brontolavano, « ed insorgevano contro la legge », come dive il libretto del Paolo.

Il signor Winterberg, portando la sinistra nervosa agli scarsi capelli: « Signore mie » disse, « mi sarebbe permesso di pregarle di affrettarsi un poco? domattina alle otto io ho una lezione privata, ed a quell'ora vorrei già essere a casa ».

Ciò era grave, e le donne si arrestarono sul loro cammino, per deliberare se dovevano o no lasciar passare la frase.

« Ma, signore mie », supplicò il direttore; e con tutto l'incanto della sua voce intonò il suo « la », per rammentare a tutti il loro dovere; anzi lo intonò due volte, una per i signori uomini ed una ancora per le signore; ma, se egli si era fisso in testa di essere un secondo Orfeo e di allettare tutti con la possanza dei suoni, si era sbaglaito.

Le signore non venivano.

Il mostrarsi energici vero ribelli, al soldo dei quali uno si trovava o l'atteggiarsi a superiori, senza esserlo, è cosa difficile.

Non vi era molto da fare; lo riconosceva bene il signor Winterberg.

Doveva egli far cessare la prova? Il poveretto titubava ancora, quando gli venne un'idea salvatrice. « Signori » disse, « vi prego di udirmi per un momento. Io penso, prima che proseguiamo nella prova del coro, di provare una volta gli a solo. Il signor tenente di Below, che tanto gentilmente ha assunta la parte di Paolo, ci canterà, certamente molto volentieri, uno de' suoi a solo. Non è vero, signor tenente? Ella è tanto gentile! »

Le signore, tutte in una volta, si precipitarono avanti. « Ah! sì, prego, per favore, signor tenente », risuonava da tutte le parti.

Il signor di Below era tenente nel reggimento degli Ulani, che trovavasi di guarnigione nella piccola città. Egli era di una figura grande, svelta ed elegante; in tutto l'aspetto aveva una nobile trascuranza; ogni suo movimento lasciava trasparire l'aristocratico. Un paio di piccoli baffi scuri adornava il suo volto fresco e leggiadro, e scuri aveva i capelli e gli occhi, coi quali sapeva guardare « tutto divinamente ». Il signor di Below era uno dei più spensierati, dei più amanti della vita, dei più allegri ufficiali di Sua Maestà; ma l'esperienza gli aveva insegnato, che la maggior parte delle donne sono impotenti di fronte ad una languida occhiata, e così erasi subito abituato a dare sempre a' suoi occhi un'espressione di macabra tristezza.

Egli disponeva di una voce baritonale meravigliosa, molto bene educata, che faceva andare in estasi tutti quelli che la l'udivano. Esso medesimo era molto orgoglioso del raro dono da lui posseduto, ed ognora, dove niente niente poteva, si risparmiava; si faceva prezioso e tutti i tentativi di farlo bardo dell'arrosto, che cantasse dopo il pranzo qualche canzone, naufragavano nel modo più splendito.

Gli arrosti li mangiava, ma a cantare non si lasciava tanto persuadere nè prima, nè durante, è dopo il pranzo.

La notizia che egli si era dichiarato pronto a cantare il Paolo, aveva riempito di grande gioia tutti quelli che s'interessavano di canto, ed aveva fatto si che entrassero nella società numerosi nuovi membri giovanili del gentil sesso, volenterosi di cantare, ma che, pur