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MURANO E LE SUE VETRERIE


La laguna è vivissima, se bene adagiata in un largo sopore. È vita impalpabile, vita d'anima, vita di sensazioni e di sentimenti.

Il vaporino, con gran rumore, fila via silenzioso. L'onda, percossa dalle eliche, sciacqua sonoramente — ma sul ponte tutti tacciono. Chi parla, mormora sommesso. L'acqua, fra i pali che segnano la via del fondo praticabile è cinerea, appena tinta di un riflesso cobalto — oltre i pali, ove il fondo quasi affiora, l'onda immota e quasi lattea. L'orizzonte è largo, segnato di nebbia nelle lontane isole. La luna si leva ad oriente, piena, rosea e par da sola tutto occupare il cielo. L'isola dei morti stende i muraglioni monotoni ed eguali, che sembrano voler salvaguardare da chi sa quale assalto del mare, il mistero dei trapassati.... Ancora un tratto largo di via, entro il largo silenzio lagunare, poi il vaporino fischia, l'acqua nel rinculo ribolle: si accosta: si scende sul pontile. Siamo a Venezia.

palazzo da mula, sul canal grande. Proprietà e sede della Compagnia Venezia-Murano. Così si ritorna da Murano, la bella e industre cittadina, che è un'isola del dolce estuario: Murano, dal suo bel Canal Grande, dal suo snello ponte rialzato, dai suoi palazzi di stile, dalle sue vetrerie rinomatissime. Un lindo benessere domina l'ambiente: le case hanno fiori e negozi, le donne vanno e vengono pulitamente vestite, gli uomini son tutti al lavoro, i ragazzi numerosissimi, come ovunque in questa nostra prolifica Italia, giocano a frotte e non importunano il forestiere con quell'assalto di puerile implorazione all'elemosima — che sorprende ed angustia e disgusta a Burano, per esempio.

Qui, a Murano, l'industria è florida, il lavoro non manca. Donne ed uomini si impegnano nelle vetrerie, nelle conterie, nelle fabbriche di musaici. Le mercedi son buone, quasi generalmente regolate dal sistema del cottimo. Un buon operaio artista, può guadagnare dalle dodici alle quindici lire al giorno: le mercedi di cinque lire sono comuni, i garzoni e gli apprendisti possono guadagnare anche tre lire. le donne egualmente, impiegate nelle fabbriche di conterie, guadagnano bene.... Ed ecco spiegato il perchè del benessere e del decoro di Murano e dei suoi abitanti. Chi cerca, altrove che nel lavoro, la ragione della prosperità di un paese, è un illuso o un imbroglione. La storia di questa isola, oggi sì linda ed attiva, non molti anni addietro povera ed abbandonata, è la più lampante dimostrazione di questo assunto.

L'isola di Murano era abitata sino dai tempi romani; innanzi, dunque, che le isolette ove poi sorse Venezia, fossero invase dai primi fuggiaschi delle orde barbariche. Questa sua anzianità, creò a Murano diritti che la più giovane sorella, fatta poi grande e potente, riconobbe sempre. Nel quinto secolo, la popolazione della città era così accresciuta, che molte famiglia emigrarono alla capitale vicina. Salvo un breve periodo, dal 1171 al 1275, in cui fu aggregata a Venezia, Murano si resse sempre con propri statuti e proprie leggi civili e criminali. E fu appunto dopo che il maggior Consiglio di Venezia ebbe deciso di concentrare in Murano tutte le fabbriche di vetrerie — nel 1291 — che la prosperità grande di Murano incominciò.

Nei secoli XV e XVI la città contava ben trentamila abitanti, era ornata da diciassette chiese tutte monumentali, da palazzi splendidi, da giardini, accademie, ecc.

Principi e signori, d'Italia e dell'estero, si recavano a visitare la bella, ricca e laboriosa città — la quale, in onore dei suoi ospiti bandiva feste e cene, i vastissimi giardini dei palazzi patrizi risonavano di serenare e di liei ed intellettuali conversari.

Ma col decadere della potenza veneziana, anche