Pagina:Arturo Graf - Le Danaidi.djvu/104

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92 LA LEGGENDA DI ECCARTO III. Ora dunque più pia, dopo una fiera Invernata, redia la primavera, E schiaravasi il cielo, ed era il maggio. Ai blandi fiati vagabondi, al raggio Carezzante del sol, pei verdi prati, Sulle balze deserte e i dirupati Greppi e le sponde sinuose, a gara Nasceano i fiori; e via per l’aria chiara, Quant’era il giorno, risonar s’udiva Dogli uccelletti la canzon giuliva. Un mattin, dopo aver nella sua cella Pregato a lungo il Redentore e quella Dolce signora che ’1 chiamò figliuolo, Uscì dal chiostro Eccarto e tutto solo Aggirando s’andò per l’alto seno Dell’antica foresta. Era sereno Più che mai fosse il cielo; era quieta L’aria allo intorno. Il giovinetto asceta I gran tronchi mirava e le profonde Volte e il rigoglio delle nove fronde,