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L’Origine dell’Uomo 147

dere da mille parti dove sieno queste specie intermedie, questi anelli fra il cane, il toro, o il cavallo, e l’uomo. Posso allora figurarmi che un africano di quei tempi civili trovi nelle tradizioni più antiche del suo continente come vivessero colà una volta nelle selve degli animali strani, affatto simili all’uomo, dei quali si diceva fra le tribù selvagge ch’erano veramente uomini e che non parlavano per paura di esser fatti lavorare; come anzi nelle regioni del Capo Palmas, quegli indigeni dicessero che gli uomini delle selve appartenevano un giorno alla loro stessa tribù, che n’erano stati cacciati per i loro vizi e che le loro ostinate abitudini perverse li avevano fatti imbestialire anche nell’aspetto. Vedo allora frugar nel suolo e trarne parecchi scheletri dei quali si giudica presto che non sono umani, perché hanno la cavità del cranio troppo piccola, le braccia troppo lunghe, le gambe troppo corte e altre particolari differenze; ma si giudica in pari tempo che sono straordinariamente simili agli umani nella struttura generale, e perchè non hanno coda, e perchè qualcuno ha lo stesso numero di vertebre e lo stesso numero di denti, vere è proprie mani, veri e proprii piedi, dove le ossa del tarso rassomigliano nel numero, nella forma, nella disposizione a quelle dell’uomo. Si argomenta di aver trovato l’anello fra i quadrupedi