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Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/130

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130 Atlandide


Ben s’accorser di lui le avverse schiere,
     Vider la teda ignicrinita nelle
     Sue mani, e indovinato il reo pensiere,
     Si sentîr tutti impaperir la pelle;
     Ma come pria potettero vedere
     (Certo fu grazia di benigne stelle)
     Spento il foco mortale, e l’omicida
     Già volto in fuga, andâro al ciel le grida.

Un correre, un urtarsi, un lanciar dardi,
     Un soqquadro successe, una ruina,
     Un di prodi guerrieri e di codardi
     Montar su’ palchi e chiudersi in cantina;
     Ma, se i fogli del dì non son bugiardi,
     Non avvenne una gran carneficina,
     Ben che il fiero Baron, perduto il lume,
     Scagliato avesse più d’un suo volume.

E aggiunger devo ancor, che nonostante
     Fosser molti venuti ad armi corte,
     E adoprasser quell’arma, onde il furfante
     Sempre si tien dell’onestuom più forte,
     Nessun morto restò, sia che di tante
     Birbe disdegno avesse anche la Morte,
     O fatti essendo al velenoso stile,
     Forza in lor non avesse il ferro ostile.