Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/131

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Canto sesto 131


L’attentato feral, l’alto scompiglio
     Il gran Protocordone accorto rese,
     Tal che gli crebbe in corpo un buon consiglio,
     Sì buon che meraviglia anch’ei ne prese:
     Devo, egli pensa, a sì mortal periglio
     Esporre ancora il mio vetusto arnese?
     O non potrebbe in quest’orrendo ballo
     Da pompa e da pompier far Baraballo?

Egli che tuttodì da noi riceve
     Sì grati ufficj e sta del regno in cima,
     Definir può la lite e l’aurea in breve
     Ridare a noi tranquillità di prima;
     Con un servigio più proficuo e lieve
     Che versi attorcigliar privi di rima,
     Può da lungi smorzar l’ire omicide,
     Tal che si dica poi: Vinse e non vide!

Il provvido consiglio ai duci esposto,
     Tanto se ne mostrâr contenti e grati,
     Che furon dalle due parti bentosto
     Quattro eroi scelti e a Barabal mandati.
     Lo trovarono assiso in un tal posto,
     Ch’effluvj concedea non troppo ambrati,
     E dove come un dio spesso egli gode
     Fra lampi e tuoni edificare un’ode.