Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/217

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Canto decimo 217


Rotava Esperio smanioso i rai,
     D’ira piangendo allo spettacol tristo:
     E non verrà, fremea, non verrà mai
     Un dio liberatore, Ercole o Cristo?
     E tu, popol confitto, ognor sarai
     Di codardi e di rei scherno e conquisto?
     Nè vincerà giammai l’ultime prove
     Quell’Idea, che agli oppressi animi è Giove?

Dubbioso core, allor gli dice Edea,
     Che improvvisa fra quelle ombre gli appare,
     E in tanta notte e fra quell’orda rea
     Dell’eterna speranza un raggio pare:
     Quella sublime, avventurosa Idea,
     C’ha dentro alle solinghe anime altare,
     Come riso di stella in basso loco,
     Scenderà fra quest’ombre a poco a poco.

Il Sogno eccelso, che con rosee piante
     Del redento Pensier la cima or tiene,
     E con la luce del divin sembiante
     Dei vati il core irradiando viene,
     Il Sogno, per cui tante anime e tante
     Or gemon fra calunnie e fra catene,
     Scenderà, scenderà su questa riva
     Fatto cosa terrena e immagin viva.