Vai al contenuto

Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/218

Da Wikisource.
218 Atlandide


Oh come al guardo suo fiero di lampi
     Si squarcerà la tenebra funesta,
     Che non pur della terra invade i campi
     Ma le menti intristisce e i cori infesta!
     Oh come, allor che questi lidi ei stampi
     Del suo passo di fiamma e di tempesta,
     S’atterreran gli avidi mostri ai piedi
     Di quei che a terra in tali strazj or vedi!

Sconficcherà dai maledetti chiodi
     Da sè stesso costui la destra inerme;
     Spezzerà tutti ad uno ad uno i nodi,
     Ond’or son vinte le sue membra inferme;
     Nelle fetide piaghe in fieri modi
     Brucerà della peste intima il germe;
     E terribile e pio, dolce e feroce,
     Col piè calcando la funerea croce,

Torreggerà, come titanio monte
     Che al novo dì, nella stagion più bella,
     Il piede nell’abisso, al ciel la fronte,
     E in fronte il riso dell’idalia stella,
     Mutato il ghiaccio in mormorevol fonte,
     Di tenere, fragranti erbe si abbella,
     E rivestito di speranza appare
     Al Sol che il viene a salutar dal mare.