Oh come al guardo suo fiero di lampi
Si squarcerà la tenebra funesta,
Che non pur della terra invade i campi
Ma le menti intristisce e i cori infesta!
Oh come, allor che questi lidi ei stampi
Del suo passo di fiamma e di tempesta,
S’atterreran gli avidi mostri ai piedi
Di quei che a terra in tali strazj or vedi!
Sconficcherà dai maledetti chiodi
Da sè stesso costui la destra inerme;
Spezzerà tutti ad uno ad uno i nodi,
Ond’or son vinte le sue membra inferme;
Nelle fetide piaghe in fieri modi
Brucerà della peste intima il germe;
E terribile e pio, dolce e feroce,
Col piè calcando la funerea croce,
Torreggerà, come titanio monte
Che al novo dì, nella stagion più bella,
Il piede nell’abisso, al ciel la fronte,
E in fronte il riso dell’idalia stella,
Mutato il ghiaccio in mormorevol fonte,
Di tenere, fragranti erbe si abbella,
E rivestito di speranza appare
Al Sol che il viene a salutar dal mare.