Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/255

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Canto dodicesimo 255


Lascia taluna i ben tessuti balli,
     Qual perla ch’esca da un regal monile,
     E di conche vocali e di coralli
     Ingenuo dono offre allo stuol gentile;
     Gli strani fiori dell’equoree valli
     Dal vitreo seno e dall’odor sottile
     Altra in mazzi raccoglie o in serti stringe,
     Guizza alla nave, e l’alta prua ne cinge.

Di diafane frutta un’aurea cesta
     Fra le candide braccia una sostiene;
     Un’altra su la bionda, agile testa
     Un’anfora sottil recando viene,
     La qual, siccome la fanciulla attesta,
     Un d’eterea virtù licor contiene,
     Onde una stilla delibata ad ogni
     Mente la regione apre dei sogni.

Nè delle frutta rosee e trasparenti
     È la virtù men preziosa e rara,
     Chè chiunque un sol dì se n’alimenti
     A dispregiar l’ire nemiche impara:
     Fra le astuzie del mondo e fra’ tormenti
     Ai più puri ideali inalza un’ara,
     E d’incorrotte e quasi eteree tempre
     Serba il core e il pensier giovane sempre.