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la vera democrazia 15


anzi la volgarità trionfa; l’individualismo compie grandi cose, ma riesce al più brutale egoismo, e la società appare rimpicciolita, triste, incerta della dimane, senza una virtù eroica, senza un ideale, un mondo di pigmei, insomma, che ad onta di una grandezza materiale veramente insuperata non lascia nella storia nemmeno la traccia di quei solchi luminosi che vi lasciarono altri popoli, in altri tempi.

La falsa democrazia non riconosce limite a se stessa; attribuisce ogni potere alla maggioranza del popolo, e turba lo stesso ordine giuridico colle decisioni mutabili di questa maggioranza. Così usurpa il diritto individuale e viola quello della nazione. Sapete che non c’è maggioranza, non legge, non autorità che possa imporvi, per esempio, di mutare una sola delle vostre credenze; i martiri d’ogni età vi dimostrano che non lo può nemmeno la forza. Alla stessa maniera anche una decisione della maggioranza non potrebbe distruggere la famiglia, accomunare la proprietà, turbare i principii sociali. E non potrebbe senza uscire dall’ordine giuridico cangiare la forma dello Stato, quando, come tra noi, è proprietà non solo di noi, che in esso viviamo, ma delle generazioni che ci hanno preceduto, e ci prepararono o costruirono col loro sangue, cogli esilii, coi patimenti e le fatiche d’ogni sorta questa patria, non perchè noi ne compromettessimo l’esistenza, nè scemassimo le libertà, ne riducessimo la potenza, ma coll’obbligo di trasmetterla ai figli nostri più grande, più libera e forte madre di cittadini virtuosi e felici.

X.

Il nostro Dulcamara, che è un dialettico terribile e funesto, ricostruisce ad uso del popolo la teoria assurda ed umiliante edificata già ad usum delphini da spregevoli cortigiani. Una volta dicevano che «è legge tutto quello che piace al principe; e non è obbligato verso nessuno, perchè se fa le leggi, non le fa per lui, e non è tenuto ad obbedirle». Adesso ripetono la stessa cosa del popolo, senza pensare alle conseguenze, o piuttosto sapendo bene quale profitto ne ritrarrebbero primi, e forse soli cotesti suoi cortigiani.

So bene che non è facile scrivere dove termina il diritto della maggioranza, dove incomincia quello dell’individuo. Prendiamo ad esempio la proprietà, perchè già è il diritto che corre maggior pericolo, per la semplicissima ragione che i poveri sono in numero assai maggiore dei ricchi. Non bisogna illudersi che sia molto lontano il gran conflitto tra chi possiede e i nullatenenti, se già ne abbiamo i sintomi nelle società più forti e meglio costituite. Quale eloquenza inspirata da una virile tenerezza potrà far comprendere a questi diseredati, che sono il numero e la forza, e troppi illudono