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96 autobiografia

dal conte Antonio Carradori diecimila e cinquecento scudi effettivi. Parte però per le diminuzioni ottenute da Antici che in quell’incontro come sempre, si mostrò ottimo cittadino, e parte per altre circostanze che non mi sovvengono, si pagarono alli commissarii francesi quattromila scudi solamente, e il resto della somma presa in imprestito servì probabilmente per i minuti piaceri dei nostri Municipali.

Voglio raccontare l’esito del prestito Carradori perchè si veda quanto possano al mondo destrezza o fortuna. Nel 1801 tornato già il Governo pontificio, per ordine governativo si eresse in ogni paese una deputazione la quale liquidò separatamente le somministrazioni fatte dai privati sotto il Governo francese, e quelle fatte sotto il Governo provvisorio austriaco. Il Governo nostro riconobbe e compensò le seconde, e delle prime non fece conto veruno, ma per astuzia o per azzardo il prestito Carradori passò come fatto in tempo austriaco, e il Governo del Papa lo pagò. Anzi, quando accadde quel prestito, lo scudo di argento, per momentanea disposizione del Governo, valeva forzatamente nei pagamenti tredici paoli, e però li scudi 10500 di Carradori vennero scritti scudi 13650. In seguito scordatosi quell’aumento nominale e momentaneo, la casa Carradori venne riconosciuta creditrice di scudi 13650 effettivi, e mentre tanti altri sovventori ebbero niente, quella Famiglia ottenne in saldo alcuni belli poderi nel territorio di Monte Alboddo. Quella fortuna però non gli stette male, perchè, se il conte Antonio non fu soggiogato dalla paura, ebbe certo molto patriottismo somministrando tanta somma.