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110 autobiografia

are di grasso per riguardo alla sua salute, si sentì importunato e rispose, voglio fare quel «che mi pare». Poco dopo finito il pranzo tornò nella camera dove stavano gli altri, e vecchio oramai ottuagenario si buttò in ginocchio e domandò perdono della sua risposta scortese e dello scandalo dato. Tutta la sua vita era marcata di questi tratti. Io piansi la perdita sua amarissimamente perchè corrispondevo con affetto sincero la parzialità che mi aveva sempre accordata, e la memoria onorata, e cara di lui, mi staranno sempre nella mente, e nel cuore.

XLVII.

Morte del zio Paolo.

Due mesi dopo del canonico Carlo morì Paolo suo fratello minore, il quale però da molti anni era pazzo. Impazzì per gli scrupoli in gioventù, ma la sua pazzia non recò molestia ad alcuno, perchè era tranquilla e silenziosa. La sua morte dispiacque forse a me solo poichè verun altro lo avvicinava, ed io lo amava per essere del mio sangue, e perchè quel buon vecchio, non ostante la sua demenza, e la mia gioventù mi distingueva come il capo della famiglia. Mi chiamava, il figlio di Giacomo.

XLVIII.

Principj della insorgenza.

L’ingordigia somma delle armate republicane e il pessimo governo della nostra Republica avevano indispettiti estremamente i popoli, i quali non essendosi mai misurati