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del conte monaldo leopardi 135

bilanciare delle armi guerreggianti nell’alta Italia, gli dasse tempo di stabilirsi signore della Marca, e forse di Roma, e perchè no di Napoli ancora? Io era giovane assai, e avrò sbagliato, ma in mezzo all’entusiasmo generale per La Hoz lo giudicavo un furbo, capace di qualunque progetto. Altronde se gli riusciva di snidare i Francesi da Ancona, e se gli avvenimenti della guerra trattenevano qualche mese in Lombardia le armate belligeranti, tutta l’Italia meridionale restava a sua disposizione. Il suo nome e il sapersi che combatteva contro i Francesi gli aprivano tutte le porte, l’entusiasmo popolare gli offriva più gente che non voleva, e il suo coraggio e la sua destrezza lo assicuravano che tutti gli altri capi di bande si sarebbero sottomessi a lui! Io tengo per certo che La Hoz aveva il genio, e i pensieri di Buonaparte, e che solamente le circostanze li ha resi dissimili. Comunque fusse sotto il governo di La Hoz vivemmo bene, e gli dobbiamo esser grati perchè non abusò con noi del suo potere, contenne l’indisciplina degli insurgenti, e ci liberò dagli ultimi furori dei Francesi. Prescindendo dalle sue intenzioni, non credo che altri mai abbia fatto tanto bene, o risparmiati tanti mali alla Marca. Anche la Reggenza suprema composta di bravi galantuomini si condusse bene e meritò la riconoscenza comune. È vero che a quei signori qualche volta girò la testa, e assumendo le parti della sovranità, spedirono sul sodo qualche diploma di Contea, e fecero qualche altra burattinata, ma queste freddure gli si possono perdonare attesa la loro eccellente condotta, e perchè in fine quando Arlecchino si immagina di essere un principe non fa danno ad alcuno. A buon conto in grazia di quella Reggenza abbiamo qui fra noi un Conte, una Contessa e alquanti Contini di più.

Il Diavolo non è tanto brutto quanto si dipinge. Questo Proverbio si verifica precisamente quasi sempre, perchè