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semplici non facevano ombra a La Hoz. Fratanto però i Francesi chiusi in Ancona, o perchè sapendo lo scarso numero degli austriaci volessero dargli quella lezione che Skall temeva, o per qualunque altro motivo ignorato da noi, il giorno... di ottobre fecero una sortita risolutissima con la maggior parte delle forze loro. Gli assediatori inesperti della guerra, e non accostumati a vedersi il fuoco o la morte sugli occhj, valevano poco in presenza di La Hoz, e valevano niente due dita distanti da lui. I Francesi li ruppero immediatamente e incalzandoli a maraviglia presero tre trincee successive in pochi momenti. Accorso La Hoz, e facendo prodigj di valore rianimò i fuggitivi, li ricondusse al fuoco, riprese la prima trincea, e già stava sulla seconda quando un colpo di moschetto lo fece cadere moribondo. Al cominciarsi di quell’attacco gli Austriaci di Fiume Esino erano accorsi, e i Francesi o credendosi insufficienti a combatterli, o non volendo spargere il sangue inutilmente, si ritirarono nella piazza. Il povero La Hoz confessatosi e assistito dai sacerdoti morì fra due ore, e il suo cadavere venne trasportato e seppellito in Loreto con molta pompa. Quest’uomo che alcune settimane avanti volgeva in mente cose sublimi, e che nella matina istessa del giorno fatale si teneva in pugno un collocamento luminoso si trovò all’improviso a dar conto di sè e delle sue machinazioni a un Dio severo. Ebbe genio e coraggio grandi, ma bisogna averli impiegati bene assai per non abbrividire all’aspetto di quella morte, e il fine per lo più tragico degli avventurieri persuade che non sono infelici coloro ai quali non si è presentato un campo vasto per ispiegare il proprio ingegno. Col morire di La Hoz riacquistarono libertà i sedicenti Generali imprigionati da lui.

Fra pochi giorni sbarcarono cinque mila austriaci all’incirca provenienti da Venezia, o Trieste, e mi compiacqui