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aveva bisogno mai più d’un becchino. Per cagione di tale disgrazia ebbi un bel lavorare in appresso, perchè mi conveniva portar fuori la terra caduta e, ciò che importava più, appuntellare la soffitta per assicurarmi che lo stesso inconveniente non tornasse a succedermi.

Dall’11 al 16. A ciò io pensai nel dì appresso, e presi due pali o puntelli, li piantai diritti fino alla cima della grotta ponendo due pezzi di asse incrocicchiati su ciascun d’essi. Ciò fu terminato nel dì appresso; poi piantando altri puntelli con assi nella stessa maniera, entro una settimana circa trovai assicurata la mia soffitta. I puntelli collocati in filari mi servirono di altrettanti spartimenti di quella mia stanza.

Dal 17 al 19. In questi giorni posi scaffali e conficcai chiodi nei puntelli per attaccarvi tutte le cose ch’erano acconce a tal genere di collocamento. Allora cominciai a vedere assestate le cose entro il mio abituro.