Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/115

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robinson crusoe 93

20. Trasportato quanto dovea stare nella grotta, mi diedi ad accomodare la parte di essa che doveva servirmi di tinello, collocando alcune assi di cui per dir vero cominciava ad avere penuria, e disponendo sovr’esse le mie vettovaglie. Venni così a formarmi una specie di tavola da cucina.

24. Ha piovuto tutta la notte e tutto il giorno, nè mi son mosso di casa.

25. Ha piovuto tutto il giorno.

26. Non ha piovuto, e la terra più fresca del giorno innanzi ha permesso che si respirasse più agiatamente.

27. Uccisi un capretto, e ne storpiai un altro che presi e condussi meco per un guinzaglio; giunto a casa fasciai e munii di stecche la sua gamba ch’era rotta.

Nota. — Presi tal cura di esso per farlo vivere; di fatto la sua gamba tornò sana e gagliarda come prima, e a forza di essere stato nudrito sì lungo tempo divenne mansueto, andò a pascolarsi su la verdura posta dinanzi alla porta della mia abitazione, nè volle più andarsene via. Fu questa la prima volta che mi nacque il pensiere di addimesticare animali, per ritrarne nudrimento quando la mia polvere e le mie munizioni sarebbero finite del tutto.

Dal 28 al 31. Gran caldo e non un fiato di brezza; onde non mi mossi di casa fuorchè verso sera per andar in cerca di nudrimento. Impiegai questi giorni a mettere sempre in miglior ordine le mie suppellettili.

1 gennaio 1660. Continuò il gran caldo; pure uscii di buon’ora e sul tardi col mio moschetto, riposandomi tutto il resto della giornata. Nella sera internandomi nelle valli che giacciono verso il centro dell’isola trovai che vi era abbondanza di capre, ma timorose quanto mai e difficili a lasciarsi raggiugnere; pure risolvei di provare se il mio cane potesse arrivare a fermarle.

2. Perciò lo condussi meco in questo giorno e lo lanciai contro alle capre; ma aveva sbagliati i miei conti, perchè queste fecero testa al cane, ond’esso, compreso ottimamente in qual pericolo si sarebbe posto, non volle più avvicinarsi a quegli animali.

3. Cominciai il mio vallo o muro di cínta che divisai fosse ben fitto e gagliardo, non mi abbandonando mai la paura d’assalti per parte d’uomini o di bestie.

Nota. — Poichè questo muro di cinta fu già descritto dianzi, ho