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robinson crusoe | 239 |
me con la stessa intenzione che io mi piglierei un tortore o una capra, nè dell’uccidermi e divorarmi si sarebbero fatto uno scrupolo maggiore di quel che io ne abbia fatto nel dar morte ad una tartaruga o ad un piccione, e cibarmene. Calunnierei me medesimo se dicessi di non essere stato sinceramente e debitamente grato al mio grande Salvatore divino, dalla cui speciale protezione io riconobbi con cuore umiliato tanti scampi a me ignoti, e senza de’ quali sarei sicuramente caduto fra l’ugne di barbari che non sentivano misericordia.
Poichè questa meditazione fu terminata, altri pensieri si suscitarono per qualche tempo nella mia mente su la natura di quegli sgraziati selvaggi, e sul perchè il saggio regolatore di tutte le cose avesse permesso che creature fatte a sua similitudine nutrissero pricipi di tanta inumanità: anzi di una crudeltà che eccedeva i limiti della brutalità stessa, siccome è l’appetito di divorarsi fra loro. Ma siccome ciò in quel momento non andava a terminate in veruna utile considerazione, mi volsi ad investigare in qual parte del mondo quegli sciagurati vivessero? quanto lontana fosse la costa donde si partivano! perchè si avventurassero in tanta distanza fuori delle case loro? che sorta di navigli avessero? E perchè non avrei io potuto dare tal ordine e sesto alle cose mie, da potere andarli a trovare, com’essi venivano a trovar me?
Io non mi dava poi il menomo fastidio di pensare come l’avrei fatta quando fossi sbarcato colà; che cosa sarebbe addivenuto di me se fossi caduto nelle mani de’ selvaggi, o come mi sarei salvato da loro se m’avessero assalito; a niuna di tali cose io pensava, e nemmeno come mi sarebbe stato possibile il raggiugnere la costa e non essere assalito da qualcheduno di costoro senza nessuna probabilità di scampo per me. O ponendo ancora che non fossi caduto in loro potere, io non pensava ove mi sarei volto per nudrirmi, o a qual parte avrei addirizzato il mio cammino: nessuna di queste cose, torno a dirlo, occorse alla mia mente, tutta assorta nel divisamento di andare con la mia scialuppa al continente che avea veduto. Io considerava la presente mia condizione come miserabilissima, e tale ch’io non poteva incontrarmi, salvo la morte, in nulla di più tristo; che ponendo piede su la spiaggia del continente, avrei forse potuto trovare qualche soccorso, o tenermi costeggiando, come mi accadde lungo la spiaggia africana, finchè fossi giunto in qualche paese abitato donde sperare alcuna sorta di aiuto. Soprattutto, io diceva a me