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Venerdì dà lezione di ballo all’orso.



M

a non fuvvi mai lotta condotta con tanto ardimento, nè in così sorprendente guisa, siccome quella accaduta tra Venerdì e l’orso venuto, come avvertimmo, dietro ai lupi; caso, che se bene su le prime ne desse e pensieri e paura pel lottatore uomo, divenne in appresso il maggiore degli spassi immaginabili per tutti noi.

Se l’orso è per una parte una tozza e pesante bestia incapace nella sveltezza del correre di competere col lupo che è agile e leggiero, ha per l’altra due particolari qualità che sono la norma d’ogni sua azione. Primieramente quanto agli uomini (che non sono la consueta naturale sua preda, se non lo stimola un’eccessiva fame, ciò che poteva, per vero dire, essere il caso or che la terra era coperta affatto di neve), quanto agli uomini, dissi, egli non suole assalirli se non sono essi i primi; onde se non cercate briga con lui, egli non ne cerca con voi. Ma bisogna essere molto civile verso di esso e cedergli la mano diritta, perchè è un gentiluomo puntiglioso all’estremo, nè vuole rimoversi d’un passo dal suo cammino, nemmen per un principe; anzi se ne avete veramente paura, la più sana per voi, se lo incontrate, e di voltare strada e prendere un’altra direzione, perchè se vi fermate, e s’accorge che gli fissiate gli occhi addosso, piglia questo per un affronto. Che se poi moveste alcun che, e questo alcun che, sebbene più sottile d’un vostro dito, giungesse a colpirlo, crede che abbiate voluto villaneggiarlo, e lascia tutte l’altre sue faccende per ottenere in via cavalleresca una soddisfazione da voi: e questa la prima delle sue qualità. L’altra poi è che, oltraggiato una volta, non ve la perdona mai più, non vi lascia più nè notte nè giorno, vi circuisce finchè vi abbia raggiunto, finchè non si sia vendicato.

Venerdì avea già salvata la vita al nostro conduttore, quando gli