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646 | robinson crusoe |
con tamburi e caldaie facendo il più atroce frastuono per far paura al mostro assalitore del grande pianeta, che gli avreste detti affaccendati a far entrare uno sciame d’api nell’alveare.
È questa la sola digressione di tal fatta che mi son fatta lecita nel racconto de’ miei viaggi, nè me ne permetterò d’altre simili. Non sono affar mio, nè entrano nel disegno della mia opera. Io mi sono unicamente proposto di narrare le avventure accadute a me nel corso di una vita errante che non ha esempio, e tale che niuno forse di chi verrà dopo me ne udirà la somigliante. Pertanto d’ora in poi dirò pochissime cose delle città importanti, dei deserti, dei tanti popoli che mi tocca ancora attraversare, ove non sieno particolarità che si riferiscano alla mia storia propria, o sì connesse cogli avvenimenti occorsimi, che l’amore di chiarezza renda indispensabile di ragionarne.
Io mi trovava ora, secondo i miei computi, nel cuore della China, sotto i trenta gradi a un dipresso della linea, perchè eravamo già ritornati da Nang-King. Veramente aveva voglia di vedere la città di Pekino, e perchè ne aveva udito dir tante cose e per l’insistenza del padre Simone, che non ne dava mai tregua. Finalmente il tempo di andarvi era venuto per lui, essendo già arrivato da Macao l’altro missionario che dovea fare il viaggio in sua compagnia. Diveniva dunque necessario che ci risolvessimo una volta o per il sì, o per il no. Su questo mi riportai affatto al mio socio, lasciandolo in perfetta libertà di decidere.
Ci allestivamo dunque per questo viaggio, quando ne capitò una buona occasione per farlo meglio; perchè ottenemmo la permissione di far parte del corteggio d’uno di que’ mandarini, specie di vicerè o magistrati principali delle province ove risiedono, che portano seco numeroso treno allorchè si movono, che camminano con gran fasto, ricevendo straordinari omaggi dalle popolazioni per mezzo alle quali passano. Anzi questi omaggi le impoveriscono grandemente, perchè sono obbligate a vettovagliare lui e tutto il suo seguito. Egli era per altro una cosa singolare: come parte di questo corteggio, ricevevamo noi pure il mantenimento per noi e pe’ nostri cavalli dagli abitanti del paese, che lo somministravano gratis; ma non crediate mica che lo ricevessimo gratis noi: dovevamo pagar tutto al prezzo corrente del mercato nelle mani dell’intendente del mandarino, che ne portava puntualissimamente la lista de’ prezzi, e veniva a