Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/102

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romore del tuono che a quello d’un animale, per quanto forte lo si possa immaginare.

C’incontrammo per via in due dei nostri pastori, che erano andati pascolando quattro somieri e un vecchio camello acquistato a Suakin. Domandammo tosto contezza di ciò che era accaduto, e ci risposero che stavano per esser assaliti da un leone e che uno d’essi, avendogli gettato contro il proprio bastone, lo aveva costretto a indietreggiare. Però, siccome i quattro somieri avevano proseguito la via e si trovavano distanti da loro, la fiera voltossi d’un tratto e ne sbranò uno, ritirandosi poscia nella foresta ruggendo orribilmente.

La vittima era stata proprietà di Glaudios, ed era la medesima sulla quale aveva egli percorso il cammino da Suakin a Zadamba. E a quell’ora Glaudios trovavasi a caccia nei dintorni.

Seguitammo per qualche tempo le orme della fiera coll’animo di sopraggiungerla e di culpirla; ma non potemmo venirne a capo.

Nel ritorno, trascinammo il somiero sotto un’adansonia per salire su questa ed aspettarvi la notte qualche iena attirata dall’odore, e forse lo stesso leone che l’aveva sbranata. Studiando però il modo di salirvi, ci accorgemmo che non era sì facile, stante la grossezza straordinaria del tronco e le poche e lievi sue sporgenze; cosicchè, abbandonato il progetto, ritornammo al nostro posto.

Avvicinandoci allo steccato, gl’indigeni che ci accompagnavano, intuonarono dei canti giulivi per far intendere, a chi ansiosamente ci aspettava, che nulla eraci accaduto di sinistro.