Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/164

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Io, Moro ed il signor Ass passammo tosto sopra alcuni strati di roccia, e di là spargemmo l’allarme anche tra gl’indigeni.

Stella era già pronto, ed appena ci vide disposti intorno alla cinta, diede ordine agli indigeni di emettere degli urli, i quali, secondo il costume, servono colà quasi di sfida al nemico, e valgono la dichiarazione di esser pronti a riceverlo come si conviene.

Circa mezz’ora aspettammo ciò che mai vedevamo comparire, finchè il padre Stella, che aveva mandato qualcuno ad esplorare, non ci ebbe assicurati che gli uomini segnalati da Andrea altro non erano se non di quei nomadi, i quali girano qua e là raccogliendo frutta selvatiche e grano, di cui si alimentano.

Usano coloro di conservare il grano entro a pelli di montone, durante i dieci o quindici giorni che se ne stanno assenti dai propri tuguri; e quando abbisogna loro di usarne, ne estraggono la quantità necessaria e la espongono ad asciugare.

La macinazione avviene tenendo in una mano un macigno col quale frangono il grano deposto sopra altro macigno più grande. Un bel fuoco riscalda poscia alcuni pezzi rotondi di pietra, intorno ai quali vengono distesi degli strati di pasta che coloro poi allacciano ben bene acciò non si distacchino.

Così apparecchiata la pasta, la espongono al fuoco facendola girare e rigirare, sinchè, tra il calore interno della pietra rotonda e l’esterno della brage, l’arrostiscono perfettamente.

Il civanzo del raccolto giornaliero viene custodito pure entro a pelli di montone, e quando abbia raggiunto proporzioni ragguardevoli, si ritirano alle loro provviso-