Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/169

Da Wikisource.


Il lettore sarà forse curioso di sapere per qual motivo fosse avvenuto quell’allarme che aveva ingenerato siffatta confusione e aveva posto a rischio la sacra persona dei cinque ambasciatori.

L’allarme era stato dato da una ragazza, non saprei dire se per istoltezza o per malizia. Era dessa qualche centinaio di passi lungi dalla cinta; presso la sponda di un torrente, quando le parve o finse di vedere un drappello di fanti ed alcuni cavalieri dirigersi verso la colonia. Allora, presa dallo sgomento, erasi data a a correre verso la cinta, gridando da forsennata che si avanzavano i soldati di Gheremetim, e che eravamo perduti. La spiegazione di quella strana visione, non ci venne fatto di ottenerla.

Tranquillatisi gli animi di tutti, si pensò al pranzo, a cui furono invitati gli ambasciatori.

Prima che partissero, il padre Stella consegnò loro un fucile ed una bottiglia di Champagne da consegnarsi a Gheremetim, in attestato di stima e di amicizia. Li incaricò poscia di rispondere al loro generale, che il padre Stella non trovava opportuno di seguirli; avvegnacchè la colonia aveva bisogno della sua continua presenza e direzione.

Era chiaro, o press’a poco, che Gheremetim giuocava una carta decisiva. Egli sperava con uno stratagemma qualunque di tirare a Keren il signor Stella; avuto il quale nelle mani, la colonia poteva dirsi perdute, e più agevolmente avrebbe potuto combatterci, depredarci, e fors’anche ucciderci.