Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/173

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appresso i suoi buoni frutti, se mai per caso, fosse venuto in animo ad altri Europei di ritentare la prova.

Addì 25 fummo avvertiti che i soldati abissini si erano portati in un paesello, a due ore da Keren, per riscuotervi il tributo.

Quegli abitanti avevano tosto allontanate le loro gregge per togliere ai soldati il pretesto d’una più lunga occupazione.

Altrettanto avevano fatto gli abitanti di Keren, assai disgustati dalle indelicatezze del generale che aveva loro estorto, oltre il tributo stabilito, altri venti talleri ed altre provvigioni.

Costoro avevano fatto dire al padre Stella che volentieri avrebbero abbandonato il loro paese per unirsi a noi, oppure per recarsi, pure con noi, in qualunque altro sito a piacer nostro, piuttosto che esser di tempo in tempo molestati da tante imposizioni e da tante soperchierie.

Dopo due giorni, Gheremetim ed i suoi stavano saccheggiando, con altri trecento uomini, un paese delle tribù dei Marias, ad un giorno e mezzo da Amazèn.

Ma poco profftto ne avevano ritratto, essendochè gli abitanti, resi avvertiti a tempo, avevano potuto far uscire le donne, i fanciulli e le mandre, che, secondo il solito, cercarono rifugio tra i monti.

I maschi opposero resistenza fino a che poterono, e cedettero dopo che trenta di essi erano rimasti uccisi e molti feriti.

Siccome poi la nostra situazione non migliorava affatto e l’orizzonte presentavasi ogni giorno più oscuro, quattro di noi decidemmo di abbandonar la colonia, andando a Keren, per poi recarsi a Massaua, ove avremmo trovato un imbarco che ci riconducesse in Egitto.