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esperto dei luoghi, e che ivi copriva la carica di commissario sanitario.

Massaua è un attivissimo porto di mare, in cui oltre al movimento di innumerevoli barche arabe, si notano frequenti arrivi di legni africani, ed in ispecie quelli della Società di navigazione Kediviè, provenienti da Suakin, da Gedda e da Suez.

La città risulta da un gran numero di capanne di forma rettangolare, costrutte a legno e paglia, tra le quali sorgono quà e là alcuni edifizi in pietra di recente costruzione. Possiede una piazza irregolare, ma quadrata all’aspetto, sempre ingombra di merci, tra le quali abbonda il legname.

Essa è limitata a destra da un recinto, che vorrebbe essere un magazzino di deposito con annesso ufficio doganale, ed a sinistra da una baraccona di paglia in cui convengono gli uomini di mare, e da una discreta fabbrica in pietra che è la sede dei vari uffici. Il fondo consta del palazzo del governatore, una casaccia nuda, alta e massiccia e d’un bianco abbagliante.

Il palazzo ha un portico angusto, pel quale si penetra in un labirinto di luridi chiassuoli, in parte coperti di stuoie filacciate che pendono a brandelli dalle sconnesse impalcature e lasciano passare i raggi ardenti del sole e a chiazzar di luce il suolo arido e polveroso.

La via principale è la via del commercio, ove si aprono i principali negozi di manifatture, di mercerie e simili, e nella quale regna molta attività. Nelle altre stradicciuole si tiene il mercato dei commestibili, che è pure animatissimo.

Rispetto all’edilizia, osservai alcune case in costruzione, che si stavano allora sostituendo alle antiche capanne, e ciò a motivo di scansare i frequenti incendi; case