Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/25

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raggio; quand’ecco il fenomeno scomparire d’un tratto e riapparirmi più lontano, cosicchè, imprecando all’effetto dei raggi luminosi che mi avevano esposto al supplizio di Tantalo, ritornai ai miei compagni. Con essi dopo tre ore di traversata, mi ridussi entro un’oasi, ove, scaricate le nostre robe e legati gli animali presso la sponda d’un torrente, mi soffermai a ristorarmi.

Il torrente di cui feci cenno è sempre asciutto, eccettuati alcuni pozzi scavati ad arte dai pastori del Barka allo scopo di conservarvi un po’ d’acqua per dissetare le loro mandre.

Era trascorsa appena un ora dacchè eravamo colà, allorquando un fitto nugolo di sabbia, sollevandosi quanto una grossa ondata e rotolandosi in se stesso, precipitavasi contro di noi. Balzammo in piedi ed aggrappandoci strettamente con braccia e gambe a degli alberi, stemmo ad aspettare, di assai mal animo, la nostra sorte. Un grido di terrore emesso dagl’indigeni ch’erano con noi, accrebbe il nostro sgomento, il quale degenerò in disperazione allorchè l’uragano di sabbia ci ebbe investiti.

In un baleno fummo tutti coperti di sabbia. Io ritenni il fiato più che mi fa possibile e chiusi gli occhi, tenendomi per perduto; ma per buona sorte il nembo passò oltre e si perdette a nostra vista. Ed io che avea creduto di rimanerne asfissiato, girai intorno lo sguardo e vidi le nostre robe precipitate e disseminate pel suolo, i miei compagni sbalorditi, ma sorridenti, che cercavano di riaversi dalla paura, ricomponendosi le vesti e raccogliendo gli effetti. sparsi per l’oasi. Femmo tosto provvista d’acqua, che attingemmo alle cisterne del torrente, dopo di che proseguimmo la nostra via.

Montai il mio boriko, cacciando innanzi quello di Colombo a me affidato; ma a mio dispetto la bestia