Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/43

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Una sera, terminata la cena, tenemmo seduta per consigliarci a vicenda sul modo di contenerci al nostro ingresso in Sciotel ed in altri paesi. I piani immaginati e comunicatici dal signor Stella erano grandiosi: Trattavasi di occupar terreni, di estendersi, d’istruire, di lavorare, coltivare, fabbricare, cacciare.

Pensavamo di muovere alla conquista di qualche piccola provincia, e in quella e con quella ingrossare la famiglia dei Bogos, per poscia dividere il nostro possesso in sezioni tributarie e dipendenti dal nostro capo; civilizzare quindi, condurre alla moralità ed al benessere, modificare costumi e religione, innalzare l’insegna della libertà e del progresso, dando alla colonia intera un governo progressista e democratico.

I prodotti derivanti dall’esercizio della caccia, dalla coltivazione delle terre, dall’allevamento del bestiame e da altre industrie, dovevano essere ripartiti per modo che d’una metà avesse a fruirne il padre Stella, e dell’altra i suoi compagni, non esclusi quei tanti che avevano in antecedenza esplorato il paese ed alcuni dei quali già si erano congiunti a noi; altri li aspettavamo.

Erano contemplati: Colombo e Ravasano piemontesi, Boccianti, Bonichi e Stefano... toscani, Gentilomo siciliano, Moro da Udine, il celebre Miani da Venezia, Glaudios spagnuolo, Andrea... ungherese, Cicco napoletano, ed io: Gustavo Büchler da Trieste. D’uno svizzero del Canton Grigioni non ricordo il nome; ma c’erano inoltre, certo Ass prussiano e il baverese Con, dei quali darò ora separatamente qualche nozione.

Il primo, vale a dire il prussiano, s’era incontrato a Massaua colla comitiva della seconda spedizione condotta dal sig. Zucchi e l’Ass, abile geografo e uomo politico, era stato incaricato dal governo di Berlino di