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Percorsa la pianura ci trovammo in faccia ad un altipiano imboscato a cespugli, coronato da un’ala molto elevata che pareva dovesse precipitarsi contro il piano. Lungo la medesima trovavansi parecchie cisterne profondissime, sostenute e difese inferiormente e superiormente da certi rami d’albero che le comunicavano un sapore, per noi, nauseante. È per mantenere l’acqua con cui dissetare le mandre, che i nomadi vi passano appunto nella stazione dei pascoli.
Montando quell’altura udimmo il solito ritornello d’ogni tappa, vale a dire il ruggito di un leone il quale, dapprincipio vicinissimo a noi, sebbene non visibile, erasi andato sensibilmente allontanando al nostro appressarsi. Trovammo in seguito un poggio spazioso che fu veramente acconcio per accamparci.