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Dato che la signorina sostiene di avere Vonore di essere una criminale politica, io sto scrivendo un breve verbale.
Maffi sbadiglia, agita la mano:
La prego di sbrigarsi e di portarla via... di lasciarmi dormire.
Maffi si toglie il frac e lo lancia via. Il fraccade sulla statua e rimane sulle braccia di Apollo. Il divano è già pronto. Sul comodino c’è tutto quello che può servire durante la notte ad un uomo di quarant’anni: le pillole, l’acqua, un romanzo francese, la vestaglia etc. L’Italiano si sbottona il colletto della camicia. Fa una smorfia, il colletto è troppo stretto.
Rachele immobile, chiede a Maffi:
Dov’è Rogday?
Maffi scosta dal collo il colletto, si versa un po’ di acqua e risponde:
Sono forse il tutore di mio fratello, Abele?
La statua di Apollo cade. E’ stata Rachele a spingerla e farla cadere. Cade sul divano, si rompe in tanti pezzi contro la testa di Maffi.
Rachele butta l’impresario sul divano. Gli ferisce il viso con le unghie e grida:
Dov’è Rogday?
Il capo insanguinato di Maffi, gli occhi impolverati. Rachele soffoca l’impresario. Il poliziotto si lancia su Rachele e le mette le manette.
L’impresario insanguinato, accecato, agita le mani. Striscia in ginocchio verso Rachele.
Il poliziotto trascina sul pavimento Rachele che gli sfugge. Apre con una spinta la porta e accanto alla portiera della stanza inciampa in un paio di gambe.
Le gambe di Rogday, impiccatosi con una cinghia di cinghiale, dondolano alla spinta del poliziotto. Il corpo di Rogday lentamente si gira in modo che lo spettatore possa vederne il viso.
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